Il piano anti invasione: rimpatri, navi militari e un Cpr in ogni Regione

Il Viminale studia le contromosse per gestire i migranti: raddoppiano i centri di permanenza

Il piano anti invasione: rimpatri, navi militari e un Cpr in ogni Regione

I numeri non inducono certo all'ottimismo, ma il Viminale ha intenzione di muoversi per tempo. Così, in vista dell'estate, il ministero dell'Interno è già al lavoro per evitare di farsi sorprendere da un picco di sbarchi che potrebbe mettere sotto pressione il nostro sistema di accoglienza: la ricetta prevede infatti di rinforzarlo e, parallelamente, di aumentare e accelerare - il numero dei rimpatri. Che si tratti si un'urgenza lo dicono i numeri: nei primi mesi dell'anno il boom di arrivi è stato già evidente, con un incremento dei migranti approdati sulle nostre coste pari a circa il 400 per cento, da 6.700 a oltre 27.223, e con oltre 120mila persone straniere che sono in questo momento ospiti del nostro sistema di accoglienza. Per capire il trend, alla fine di febbraio dello scorso anno erano solo 77mila i migranti accolti nei centri italiani: nel 2023 sono 43mila in più, diecimila dei quali solo nell'ultimo mese. Quanto agli sbarchi, marzo ha visto approdare fino a ieri 12.796 persone straniere, quando nello stesso mese dello scorso anno con gli sbarchi erano arrivati in Italia solo 1.358 migranti.

Con l'estate e con il bel tempo il traffico nel Mediterraneo vedrà di sicuro un incremento (nel 2022 i numeri di luglio e agosto sono stati superiori a quelli di marzo del 200 e del 300 per cento rispettivamente), e dunque tutte queste cifre, già importanti, sono destinate ad aumentare, e a gravare sul nostro sistema di accoglienza. Ma il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi ha già dato il via libera a una serie di misure per evitare di farsi travolgere da flussi che promettono di essere, per usare un eufemismo, decisamente consistenti.

L'obiettivo per cominciare è evitare il collasso degli hotspot più esposti, come per esempio quello di Lampedusa, la prima linea per definizione per il sistema di accoglienza, che sono già sovraffollati in questo primo scorcio di primavera. Per questo si valuta, tra l'altro, l'utilizzo di navi e di aerei militari che permettano di alleggerire il centro dell'isola siciliana, soprattutto nei giorni di maggior picco di presenze. Ma per affrontare il trend di crescita dei mesi estivi dal Viminale assicurano che non ci saranno né tendopoli né requisizioni di emergenza di terreni o tantomeno di seconde case. Anzi, si vuole evitare per quanto possibile che il rinforzo del sistema di accoglienza possa avere un impatto sui territori. La ricetta, come detto, passa invece per un rafforzamento che permetta al sistema di far fronte al previsto aumento degli arrivi. Agendo già a monte, alla frontiera, grazie a una accelerazione dell'esame delle domande di asilo, che permetta di agevolare un rapido rimpatrio dei non aventi diritto verso i Paesi di origine, ovviamente se considerati sicuri. E per far crescere e rendere efficaci i rimpatri, l'altra misura su cui si lavora è l'aumento del numero dei Cpr, i Centri di permanenza per i rimpatri, in tutto il Paese. Nelle intenzioni del ministero dell'Interno questi infatti dovrebbero raddoppiare, passando dagli attuali 10 fino ad assicurare la presenza di almeno un Cpr per regione. Anche nei Centri di permanenza per i rimpatri l'intenzione del ministro e del Viminale è quello di velocizzare la burocrazia, cercando in tal modo di abbreviare il più possibile la residenza all'interno dei centri, ed evitando lunghe permanenze nei Cpr ai cittadini stranieri. In realtà, si fa notare dal ministero, i tempi sarebbero spesso più lunghi soprattutto per i richiedenti che non collaborano all'identificazione e al conseguente rimpatrio, mentre nel caso di soggetti non problematici la pratica viene sbrigata nel giro di pochi giorni fino al rientro nel Paese d'origine. Lo scopo di un atteggiamento ostruzionistico è ovvio, poiché allo scadere dei termini gli stranieri vengono lasciati andare da queste strutture.

Rendere effettivi i rimpatri, insomma, cambierebbe lo scenario generale, ed è una delle scommesse del piano del Viminale. Anche considerando che i migranti da rispedire a casa, come detto solo quelli che arrivano da Paesi considerati sicuri, sono peraltro una larghissima maggioranza, circa il 90 per cento del totale.

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