
Gli intrighi di corte dell'Anm non hanno nulla da invidiare a quelli rinascimentali. Un minuto dopo la sua elezione al vertice dell'associazione dei magistrati Cesare Parodi ha dovuto fronteggiare le trame che volevano defenestrarlo. È riuscito a respingere le accuse per aver chiesto un incontro al governo in modo troppo dialogante, è stato obbligato a mitigare la dichiarazione in cui riconosceva che nella riforma per la separazione delle carriere non c'è l'assoggettamento del pm all'esecutivo anche se in futuro chissà, ma è rimasto sotto tiro. Nelle ultime settimane, poi, le manovre delle correnti di sinistra si stanno facendo più evidenti, con una chiara insofferenza verso la moderazione di Parodi.
Il presidente dell'Anm tira dritto, con il suo stile pacato, ma in molti lo descrivono come accerchiato da chi vorrebbe avere mano libera nello scontro con l'esecutivo Meloni. La sua corrente, Magistratura indipendente, ha vinto le elezioni a fine gennaio ma la giunta è unitaria con le altre componenti. E Mi ha la «colpa» originaria di essere la più vicina al centrodestra, anche se da sempre predica che la missione dell'Anm è sindacale e non ideologica e questo viene continuamente sottolineato.
«Ormai è chiaro - spiega un esponente della corrente - Area con Magistratura democratica e senza l'opposizione di Unità per la costituzione, pianifica la prossima campagna referendaria sulla riforma per la separazione delle carriere in chiave di pesante attacco al governo. E sa che noi non lo consentiremo mai. Quindi, deve trovare il modo di far fuori Parodi e sostituirlo, magari con il segretario Rocco Maruotti di Area, che pare si stia riscaldando a bordo campo, con dichiarazioni molto dure contro riforma e maggioranza. La strategia è di provocarci continuamente per indurci a lasciare la giunta. Ma non abbiamo intenzione di mollare».
La grana più clamorosa, che ha fatto salire la tensione all'Anm, è nata dal caso di Eugenio Albamonte. L' ex presidente del sindacato delle toghe ed ex segretario di Area, da pochi mesi promosso dal Csm alla Direzione nazionale antimafia, ha partecipato tre settimane fa ad un'iniziativa pubblica nella sezione Lanciani del Pd a Roma, con Deborah Serracchiani, per parlare della riforma della giustizia, naturalmente attaccandola. Quando sono circolate le foto, nelle mailing list dei magistrati in molti hanno storto il naso. Si è accorto della notizia pure Maurizio Gasparri, capogruppo dei senatori di Fi, che ha polemizzato sui social. Mi, a questo punto, ha deciso di porre il problema al vertice dell'Anm, in termini generali naturalmente.
All'ultimo comitato direttivo, la corrente di Parodi ha presentato una mozione per vietare ai magistrati di partecipare ad iniziative dei partiti in modo da non perdere la loro posizione imparziale e apparire schierati per una forza politica o l'altra.
Nessun riferimento ad Albamonte, ma tutti hanno capito e le correnti di sinistra hanno preso l'iniziativa come un affronto, reagendo con veemenza. Dopo due ore di accese discussioni, alla fine la mozione non è stata ammessa, con la scusa di essere stata presentata in ritardo e tutto è stato rinviato al 6 aprile.
«È paradossale - commentano nelle file di Mi - che a sollevare il problema della sovraesposizione politica di certi magistrati siamo noi, che continuamente veniamo accusati di collateralismo, rapporti
privilegiati con la maggioranza di governo, insomma di essere la quinta colonna del nemico. Eppure, siamo nettamente contro la separazione delle carriere. Per questioni di merito, tecniche, non strumentali contro il governo però».
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