Il piano fiscale di SuperMario. Incubo patrimoniale sventato

Si fa strada il "modello tedesco" e si lavora all'ipotesi di un taglio dell'Irpef. Ma non c'è posto per la Flat Tax

Il piano fiscale di SuperMario. Incubo patrimoniale sventato

La flat tax non troverà spazio nel programma di governo dell'esecutivo Draghi. Già da qualche giorno questa ipotesi di lavoro appariva difficilmente percorribile, visto il contesto emergenziale nel quale nasce il nuovo governo. Ieri l'ex presidente della Bce lo ha direttamente confermato aIle delegazioni dei principali incontrate nel corso del secondo giro di consultazioni alla Camera.

A spiegarlo meglio è stata Giorgia Meloni, leader di FdI. «Il quadro della riforma fiscale a cui sta lavorando Mario Draghi prevede che le tasse non aumenteranno e una impostazione di progressività che esclude di fatto la flat tax», ha dichiarato. Circostanza confermata anche da Matteo Salvini. «Per quanto riguarda il tema tasse usciamo soddisfatti da questo incontro, con l'impegno condiviso a nessuna nuova tassa, nessun aumento di tasse, nessuna patrimoniale nessun aumento dell'Imu, nessuna tassazione sui risparmi, anzi un tavolo di lavoro per la riduzione del carico fiscale, in particolare dell'Irpef», ha sottolineato il leader del Carroccio ricordando di aver avanzato la proposta di una pace fiscale per evitare che i 50 milioni di cartelle in attesa di invio da parte dell'Agenzia delle Entrate si abbattano su cittadini e contribuenti. Salvini e Meloni, alla fine, non si sono troppo rammaricati pur ricordando che le proposte del centrodestra conservavano la progressività dell'imposizione per non trasgredire il mandato della Costituzione.

L'impegno a diminuire il carico fiscale ha complessivamente soddisfatto i leader del centrodestra che non hanno dovuto rinunciare a un punto programmatico dirimente. Negli incontri con le altre delegazioni il premier incaricato ha sostanzialmente ribadito questa intenzione: progressività, lotta all'evasione e autonomia impositiva europea. «Il presidente ha molto insistito sul fatto che serve un'autonoma capacità fiscale dell'Ue, per dotare il bilancio europeo delle risorse necessarie a rendere strutturale la mutualizzazione del debito buono, avviato con il Next generation Ue, per sostenere la creazione di beni pubblici in dimensione europea», ha spiegato il capo di Cd, Bruno Tabacci uscendo dal colloquio.

Da tutte queste piccole indicazioni si può leggere in controluce la direzione nella quale Draghi potrebbe muoversi: un sistema di aliquote progressive che potrebbe ridurre il carico sui redditi medi e (si spera) lasciare invariato il quadro restante. Un meccanismo che potrebbe assomigliare in parte al «modello tedesco» proposto dal Pd come scheletro della riforma fiscale teorizzata dal ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri. Magari, senza l'allargamento della base imponibile ai redditi immobiliari e da capitale, come invece il Partito democratico ipotizza.

In ogni caso, si tratta di un lavoro che dovrà necessariamente concludersi entro la legge di Bilancio 2022 e cioè contestualmente alla presentazione della Nadef a settembre. L'unico aspetto aleatorio è il riferimento all'Unione europea, cioè all'adesione (implicita nell'accesso ai fondi Next Generation Eu) a contribuire alla fiscalità comunitaria con web tax, carbon tax, aumento della devoluzione dei dazi e capitolo Iva.

Tutti temi di cui oggi il presidente

del Consiglio incaricato parlerà con Confindustria e sindacati. L'incontro con il leader di Viale dell'Astronomia, Carlo Bonomi, sarà l'occasione per fare il punto sul tema lavoro e sullo stop al divieto di licenziamento.

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