Piantedosi in Aula. La sinistra teme di fare un autogol dopo quattro mesi di assalti e insulti

La mozione di sfiducia a Piantedosi non è sul tavolo, per il momento. Il Pd teme l'effetto boomerang, il ricompattamento della maggioranza a difesa del suo ministro

Piantedosi in Aula. La sinistra teme di fare un autogol dopo quattro mesi di assalti e insulti

La mozione di sfiducia a Piantedosi non è sul tavolo, per il momento. Il Pd teme l'effetto boomerang, il ricompattamento della maggioranza a difesa del suo ministro. L'idea del gruppo dem alla Camera è che sia più prudente sperare che dalle indagini emerga una responsabilità del ministro dell'Interno, o meglio ancora di Matteo Salvini come referente della Guardia costiera. Senza una «pistola fumante», invece, la mozione rischia non solo di essere bocciata in Parlamento ma anche di apparire pretestuosa all'opinione pubblica. Un boomerang, appunto. Perciò al momento la strategia è di cavalcare l'effetto emotivo del naufragio di Cutro per tentare di mettere in difficoltà Piantedosi, atteso oggi alle 13 in aula a Montecitorio per riferire sugli accadimenti di quella notte.

Non è la prima trappola che l'opposizione prepara per Piantedosi. Il titolare del Viminale è nella black list fin dal primo giorno del governo, per il suo ruolo e per il legame con Salvini (è stato il suo capo di gabinetto all'epoca del governo gialloverde). Già una settimana dopo il suo insediamento il ministro è finito nel mirino per il decreto Rave, emanato dopo il caso del megarave con migliaia di persone da tutta Europa radunate in un capannone abbandonato nei dintorni di Modena. «Un obbrobrio giuridico che va cancellato perché rimette in discussione la libertà dai cittadini» disse il Pd sul testo del dl considerato troppo generico nella definizione del reato. Passa qualche giorno e il ministro è di nuovo sotto accusa, stavolta per il raduno annuale dei nostalgici di Mussolini a Predappio. L'intero gruppo dei senatori del Pd presenta addirittura una interrogazione al ministro per sapere «quali iniziative necessarie e urgenti» intendesse prendere per impedirne lo svolgimento.

Poi è stata la linea dura sugli sbarchi a scatenare l'opposizione. A inizio novembre il Viminale ha bloccato lo sbarco di due navi ong, la Humanity One e la Ocean Viking, perchè «non in linea con lo spirito delle norme europee e italiane in materia di sicurezza e controllo delle frontiere e di contrasto all'immigrazione illegale». Il Pd si è scagliato contro il ministro, chiedendo che venisse in aula per chiarire anche le parole usate, lo «sbarco selettivo» e il famoso «carico residuale» riferito ai migranti. «Linguaggio inaccettabile per scelte ancor più inaccettabili, contrarie ai principi di umanità e alle regole internazionali», tuonò Letta. In effetti Piantedosi non aveva mai detto testualmente «carico residuale», ma ormai era passata così. «Il termine umanità andrebbe spiegato al ministro degli Interni, Matteo Piantedosi. È il ventriloquo di Salvini» commentò in una nota Simona Malpezzi, presidente dei senatori Pd. La stretta sulle ong, definite «l'anello di una catena più grande che punta alla migrazione incontrollata per destabilizzare il Paese», è un altro fronte. Da sinistra sono arrivate bordate e interrogazioni parlamentari, per spiegare le sue affermazioni sul ruolo delle navi «umanitarie» nel traffico di migranti. Si è preparato, insomma, in questi mesi il terreno in attesa di un caso più drammatico per cercare di inchiodare Piantedosi e farlo dimettere. La caduta di un ministro di primo piano sarebbe un successo per l'opposizione.

Nella maggioranza qualche scricchiolio si avverte (il ministro Urso, di Fdi, dice che «forse qualche parola di Piantedosi è apparsa meno adeguata») ma è ancora compatta nella difesa del Viminale. Per la sinistra c'è ancora da aspettare.

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