Non passa giorno senza che le città italiane siano attraversate da cortei o manifestazioni di protesta, si potrebbe obiettare che è un bel segnale per la democrazia, peccato che spesso questi eventi si trasformino in occasioni violente. Dopo il «no Meloni day» di venerdì con il ferimento di diciannove poliziotti, ieri ci sono tenuti a Roma, Milano, Torino, Bologna, Firenze i cortei per la Palestina. C'è una saldatura tra le associazioni promotrici del «no Meloni day» e la galassia anti israeliana italiana, non è un caso che i giovani palestinesi, promotori delle manifestazioni anti israeliane, abbiano anche aderito ai cortei studenteschi con lo slogan «contro la complicità delle nostre scuole e università con il sionismo».
Proprio nel giorno in cui Mohammad Hannoun, presidente dell'Associazione Palestinesi in Italia, viene denunciato per istigazione a delinquere e gli viene notificato dalla questura un procedimento per il foglio di via obbligatorio da Milano, attivisti del MoVimento 5 stelle e dei Giovani democratici del PD partecipano a una manifestazione organizzata dall'associazione di Hannoun a Torino.
Un militante dei giovani del Pd ha giustificato la partecipazione al corteo Propal affermando: «Noi non abbiamo paura di prendere posizioni nette». Ci chiediamo se aderire a un corteo promosso dall'Associazione di un signore accusato di istigazione all'odio per aver esaltato le aggressioni agli ebrei ad Amsterdam siano le «posizioni nette» di cui parlano i Giovani Democratici. Sarebbe interessante sapere cosa pensa Elly Schlein della partecipazione dei giovani del suo partito a eventi in cui si inneggia all'odio anti israeliano.
Anche perché, sempre nella manifestazione di Torino, è stata distrutta la bandiera di Leonardo e dal palco hanno dichiarato: «Bruci Leonardo, bruci il governo italiano e brucino tutti i complici del sionismo. Noi dell'intifada studentesca non vi daremo pace». La distruzione della bandiera è stato il gesto che ha chiuso il corteo e, come ha ricordato lo speaker, era «un ricordino che ci siamo portati via mercoledì scorso dopo l'occupazione» della sede piemontese di Leonardo.
Alla manifestazione torinese era presente tutto l'album di famiglia dell'estrema sinistra con attivisti di Rifondazione comunista, Partito comunista dei lavoratori, Sinistra anticapitalista, Ugs-unione giovani di sinistra, Cub, notav, collettivo universitario auto organizzato, il collettivo Cambiare Rotta, Sinistra Anticapitalista e Potere al Popolo.
Secondo il vicecapogruppo di Fdi alla Camera Augusta Montaruli: «Torino ha vissuto un'altra giornata di soprusi da parte dei centri sociali, protagonisti di ulteriori gesti inqualificabili dopo l'attacco violento di ieri tipico degli anni più bui della nostra storia» per poi aggiungere «il Dl sicurezza è una priorità».
A Roma invece i manifestanti hanno sfilato dietro uno striscione con scritto «Fermiamo il genocidio, Palestina libera» e, insieme alle immancabili bandiere palestinesi, è comparso il cartello «Popoli in rivolta scrivono la storia. Intifada fino alla vittoria», tra gli aderenti i militanti del Fronte Comunista e del Fronte della Gioventù Comunista.
Nel corteo di Firenze hanno sfilato circa trecento persone dietro lo striscione «Gaza è un genocidio» al grido di «Palestina libera» e «Ora e sempre resistenza» chiedendo alle «istituzioni di non essere complici di questo genocidio».
Intanto il mondo pro Palestina si organizza in vista della manifestazione nazionale del 30 novembre (il giorno successivo allo sciopero generale indetto dai sindacati) ma non mancano le divisioni.
Sui profili social dei Giovani Palestinesi è comparso un post in cui ci si chiede: «È utile per la Palestina che il 30 novembre ci siano due manifestazioni nazionali a Roma?». L'invito è a unire le forze per evitare quanto avvenuto il 5 ottobre quando alcune sigle scesero in piazza a Roma nonostante il divieto e altre decisero di non partecipare al corteo.
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