Di Pietro smaschera le toghe: "Vi dico che cosa fanno ora..."

L'ex pm di Tangentopoli entra a gamba tesa: "C'è chi ha trasformato la magistratura da servizio in occasione di potere personale"

Di Pietro smaschera le toghe: "Vi dico che cosa fanno ora..."

Senza giri di parole e senza peli sulla lingua, Antonio Di Pietro ha parlato a campo aperto del caos procure e del caso Palamara facendo un parallelismo tra la politica di diversi anni fa e l'attuale sistema dei giudici: "Allora tutti i politici si mettevano d’accordo per spartirsi le mazzette mentre oggi le toghe si accordano per dividersi il potere". E ha evidenziato che in entrambi i casi si è verificata una degenerazione, "un tempo dei partiti, adesso della magistratura", anche se va detto che pure nelle categorie screditate "ci sono molte brave persone". L'ex pm di Tangentopoli, nell'intervista rilasciata a Libero, ha inviato a non focalizzarsi esclusivamente sull'Associazione nazionale magistrati, che a suo giudizio non dovrebbe neanche esistere poiché "i sindacati servono per difendere i lavoratori dal potere ma i magistrati, che hanno il potere più grande, da che cosa si dovrebbero mai difendere?".

Il fondatore di Italia dei valori ha sottolineato che bisognerebbe guardare i giudici della porta accanto, cioè quelli che frequento tutti i giorni in tribunale da avvocato: "Gente preparatissima e laboriosa". Successivamente ha aggiunto che non condivide la visione secondo cui Luca Palamara sia il male assoluto, visto che non sarebbe stato l'unico a manovrare: più che per l'ex presidente dell'Anm, si è detto preoccupato per i tanti Palamara non emersi, ovvero tutti coloro che non sono stati intercettati "ma comunque hanno trasformato la magistratura da servizio in occasione di potere personale, realizzando una mutazione genetica di un’istituzione nata per difendere lo Stato e i cittadini".

"Uso politico"

Di Pietro infine si è voluto togliere qualche sassolino dalle scarpe, rispondendo alle durissime accuse ricevute nell'arco della sua carriera in relazione al personale uso politico della giustizia: "Ma la verità è che altri hanno fatto un uso politico della mia attività giudiziaria, sia contestandomi, sia per sfruttare il vento e farsi portare al traguardo".

Poche ore dopo l'espulsione ricevuta dal Comitato direttivo centrale dell'Associazione nazionale magistrati a causa di "gravi violazioni del codice etico", Palamara è uscito allo scoperto denunciando che il clientelismo all'interno della magistratura non è un problema inventato da lui e perciò limitarlo solo alla sua figura o a un gruppo associativo equivale a ignorare la realtà dei fatti o addirittura a mentire.

L'ex pm di Roma ha più volte sostenuto che non può essere considerato "il responsabile di un sistema che ha fallito e che ha penalizzato coloro i quali non risultano iscritti alle correnti".

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