Parla e si confida, come forse non aveva mai avuto il desiderio (ma anche l'opportunità) di fare prima. Alessia Pifferi, la 36enne madre della piccola Diana - la bimba di 18 mesi abbandonata sola in casa per sei giorni e morta di stenti due settimane fa in un appartamento del quartiere popolare di Ponte Lambro - ieri mattina ha incontrato in carcere a San Vittore i suoi legali, Solange Marchignoli e Luca D'Auria. Ed è stato proprio all'avvocatessa che la donna ha confidato quello che finora non aveva mai detto a nessuno, ovvero il nome del padre biologico della sua bambina. L'uomo non avrebbe mai saputo di essere diventato papà. Si sarebbe infatti trattato di una relazione estemporanea e la Pifferi non gli avrebbe quindi mai confessato di essere incinta di lui. Ai suoi legali, la 36enne non ha chiesto di contattarlo, mentre ancora una volta ha chiesto di parlare con l'ultimo compagno, l'elettricista di 58 anni di Leffe, in provincia di Bergamo.
«Era più tranquilla e serena - spiega l'avvocato Marchignoli parlando della sua mattinata in carcere con la Pifferi - e mi ha rivelato il nome del padre. Si tratta di una informazione che non dirò a nessuno, né agli investigatori né alla Procura, in quanto non ha alcuna rilevanza ai fini processuali».
Gli inquirenti potrebbero, se lo reputassero necessario, decidere di convocare il padre, anche se al momento non ci sono interessi investigativi in tal senso. L'avvocato Marchignoli, oltre ad aver confermato che farà richiesta di incidente probatorio per le analisi del biberon e dell'altro materiale sequestrato, tra cui una boccetta di «En», ha fatto richiesta di autorizzazione all'ingresso in carcere del professor Pietro Pietrini. Ordinario di Biochimica Clinica e Biologia Molecolare Clinica all'Università di Pisa, Pietrini è uno dei due docenti incaricati dalla difesa di redigere una consulenza neuroscientifica e psichiatrica su Alessia Pifferi. L'incarico per la perizia psichiatrica è stato affidato invece a Giuseppe Sartori, ordinario di Neuropsicologia Forense e Neuroscienze Cognitive all'università di Padova.
L'avvocato Marchignoli ha spiegato a Il Giornale di aver tentato di contattare la signora Maria, madre della Pifferi e nonna della piccola Diana. «Mi ha investita con una sfilza di parolacce inenarrabili - spiega il legale - Così, io e il mio collega, ci siamo rivolti all'avvocato nominato dalla famiglia affinché intervenisse per fare sì che ci sia da parte dei parenti della mia assistita un comportamento più idoneo».
«Ci hanno chiamato le redazioni di diverse testate giornalistiche televisive e non, ma non vogliamo fare della signora Alessia un prodotto mediatico - prosegue e conclude Marchignoli - Adesso sta meglio e ha voglia di parlare, ma ha trascorso momenti di grande difficoltà emotiva.
Mi ha fatto notare che ancora non l'avevo contattata, le ho promesso solennemente che non l'abbandonerò. Anzi: le ho detto che avrei autorizzato il carcere per darle la possibilità di chiamarmi sul mio cellulare privato nei momenti emotivamente più difficili».
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