L'Ocse ha rivisto al rialzo le previsioni per l'Italia. L'Economic Outlook stima un aumento del Pil dell'1,2%, contro lo 0,6% stimato a marzo scorso, mentre per il 2024 attende un raffreddamento all'1 per cento. Per l'anno in corso di stratta del dato migliore tra tutti i grandi Paesi europei. «Cresciamo più della media dell'Eurozona, di Francia e Giappone, il doppio degli Stati Uniti e più della Germania che purtroppo è in recessione», ha sottolineato ieri il ministro delle Imprese, Adolfo Urso. Anche Confcommercio è allineata alle indicazioni di Parigi (+1,2%) pur precisando che si tratta dell'effetto di trascinamento della crescita già acquisita: l'Italia non è fuori da una «fase di rallentamento».
Ecco perché, nella sua relazione all'assemblea annuale il presidente dell'associazione dei commercianti, Carlo Sangalli, ha ricordato che «restano indietro i consumi che nella media 2022 risultano inferiori di circa 20 miliardi rispetto al 2019» per effetto dell'inflazione «che continua a mordere». Di qui la necessità di proseguire il cammino delle riforme, a partire da quella fiscale. È un «cantiere complesso», ha osservato, ma «occorre proseguire il confronto con le parti sociali». In particolare, Confcommercio ha apprezzato le scelte in materia di Irpef e di Ires «che intendono favorire il reinvestimento degli utili in azienda». Tre gli obiettivi principali secondo Sangalli: «Una no tax area senza disparità e un chiaro sistema di detrazioni e di deduzioni per conciliare imposta piatta e principio di progressività», il ritocco dell'Iva «non dovrà mai tradursi in un incremento della tassazione indiretta su beni e servizi», e infine chiarire come «confermare nel 2024 i tagli del cuneo fin qui operanti».
Ovviamente, la riforma del fisco deve essere sostenibile dal punto di vista delle coperture, come ha ricordato il governatore di Bankitalia Visco la scorsa settimana. E per dare slancio alla crescita e, dunque, aver maggior margine di manovra sarà imprescindibile l'attuazione del Pnrr, un punto sul quale Confcommercio e Ocse convergono ancora. «I ritardi nell'attuazione del Piano di ripresa e resilienza potrebbero ridurre la crescita del Pil», ha avvertito l'organizzazione di Parigi richiamando la necessità di «attuare le riforme strutturali e di ridurre il debito pubblico e ricordando che «la spesa dei fondi del Ngeu è molto in ritardo rispetto al calendario, con l'indicatore cumulato che alla fine del 2022 è sotto il 50% rispetto ai piani di spesa iniziali». In questo momento, quindi, la priorità dovrebbe essere quella di «sostituire rapidamente progetti non fattibili con progetti fattibili». Per Sangalli, invece, «va contrastata la filiera del ritardo: serve efficienza nella governance e nella Pa, serve semplificare le procedure».
Analoga preoccupazione è stata espressa sul tema lavoro. «Nel turismo e nel commercio mancano rispetto al 2022, circa 480mila lavoratori. E per oltre il 40% vi è un concreto rischio che la domanda non possa essere soddisfatta, soprattutto per la mancanza di competenze», ha detto Sangalli auspicando interventi per «colmare la distanza tra formazione ed esigenze delle imprese».
«Le tematiche che voi ponete - ha replicato il ministro Urso - sono quelle che stiamo interpretando nell'azione di governo con l'obiettivo di
trasformare l'Italia nel Paese più competitivo dell'economia occidentale». A questo proposito ha ricordato come sia stato disincentivato il reddito di cittadinanza per «formare i 3 milioni di giovani Neet a trovare un lavoro».
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