"Da pm disse che gli innocenti non esistono. Se lo ricordi adesso che è un imputato"

L'avvocato: "Se ha rivelato i verbali a politici estranei al Csm è una violazione del segreto d'ufficio. Ma sappiamo che certi procedimenti vengono usati come arma"

"Da pm disse che gli innocenti non esistono. Se lo ricordi adesso che è un imputato"

Come avvocato e come parlamentare, Gaetano Pecorella ha consacrato una carriera al garantismo. E non cambia registro neanche ora davanti al processo che attende Piercamillo Davigo, con cui - in entrambe le proprie vesti - si è scontrato più volte nel corso degli anni. «Il rispetto della presunzione di innocenza - dice Pecorella - non è un vestito che si possa dismettere a seconda delle occasioni».

Quindi anche Davigo è un presunto innocente?

«Assolutamente sì, anche se è inevitabile ricordargli che secondo lui non esistevano imputati innocenti ma solo magistrati che non avevano saputo fare bene il loro lavoro».

Però qui c'è un dato di fatto inoppugnabile: Davigo riceve i verbali segreti dal pm Storari, e poi li divulga a destra e manca.

«Davigo all'epoca faceva parte del Consiglio superiore della magistratura e dubito che consegnare o mostrare questi verbali a un componente del Csm possa venire considerata una violazione del segreto d'ufficio. È vero che non ha seguito le vie delle regole ufficiali, non li ha messi a disposizione secondo le procedure di legge. Ma comunque fino a quel momento i verbali sono rimasti all'interno di un organo istituzionale che ha tra i suoi doveri disciplinari quello di vigilare su quanto avviene nelle Procure».

Davigo è accusato anche di avere istigato Storari a commettere a sua volta un reato, consegnandogli i verbali.

«Vale in buona parte lo stesso discorso. Il fatto che un pubblico ministero consegni a un componente del Csm la prova che un'indagine in corso subiva dei rallentamenti è assai discutibile che possa costituire una rivelazione di segreto d'ufficio. I verbali vengono consegnati a un magistrato da un altro magistrato che vuole dimostrare la propria estraneità a una data vicenda. Se per Storari era un atto difesa legittima portare il contenuto dei verbali a conoscenza di Davigo, senza farli uscire all'esterno dell'istituzione, la conclusione è ovvia: se non era reato per Storari, non lo era neanche per Davigo».

Sta dicendo che Davigo potrebbe essere assolto?

«Il vero problema per lui è costituito dalla decisione di mostrare i verbali a un politico, a un personaggio esterno alla magistratura e al Csm come il presidente della Commissione antimafia Nicola Morra. Per quello non vedo giustificazione. Se il contenuto dei verbali è stato rivelato a politici che nulla avevano a che fare con il Csm siamo sicuramente di fronte a una rivelazione di segreto d'ufficio».

Lei ha conosciuto bene Davigo.

«La prima volta ero ancora un giovane avvocato, mancavano anni a Mani Pulite. Mise sotto processo un avvocato svizzero. È una vicenda che ricorderò per tutta la vita perché l'avvocato fu fatto oggetto di un'imputazione del tutto infondata, tanto che venne assolto in primo grado. Fu un'esperienza traumatica per me e soprattutto per il collega che essendo svizzero probabilmente non era abituato a certe forme di giustizia all'italiana».

Era già il Davigo che conosciamo.

«Quel tipo di rigore evidentemente fa parte della sua personalità. Mi auguro che quella frase sugli innocenti che non esistono gli torni in mente adesso che si trova a sua volta accusato da un magistrato».

Come si spiega che un uomo di palese intelligenza si sia andato a infilare in un pasticcio del genere?

«Nel caso specifico mi sembra ipotizzabile che sia stato spinto per motivi di corrente o di tutela dei suoi amici a tenere certi comportamenti, pensando che fossero leciti. Ma aspetterei a giudicare.

Quando un magistrato finisce sotto processo, a parte situazioni evidenti di corruzione o di atti di libidine, va sempre valutata con molta prudenza l'accusa che gli viene mossa. Sappiamo benissimo come i procedimenti disciplinari e penali siano anche strumenti per scontri di potere, come vengano usati da una parte contro un'altra».

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