Neanche il tempo di annunciare urbi et orbi la lista dei ministri che comporranno il nuovo governo, che Mario Draghi deve fare i conti con le prime, inutili polemiche. Quali? Molti esponenti del Pd hanno protestato per il numero delle donne all'interno della squadra che comporrà il prossimo esecutivo. Per il Partito Democratico si tratta di un numero troppo basso, e quindi discriminante ai fini della parità di genere.
La polemica sulle donne
A quanto pare, con una pandemia ancora da sconfiggere, una campagna di vaccinazione da portare avanti il più in fretta possibile, il Recovery Fund da affinare e un'economia da risollevare, c'è chi pensa alla quantità di donne che saranno presenti nella prossima compagine di governo. Sembra un'assurdità, ma è la triste verità. Basta dare un'occhiata ai principali social network per leggere molteplici messaggi di indignazione.
"Buon lavoro al Governo Draghi che dovrà affrontare sfide complesse. Difficile però nascondere l'amarezza: nessuna ministra del Partito Democratico. La competenza delle donne e la giusta rappresentanza nelle istituzioni fanno bene al Paese. Preoccupa che il nostro partito non l'abbia ancora capito", ha scritto su Facebook Laura Boldrini, deputata del Pd.
"Non riesco a capacitarmi! Neanche una donna del mio partito nell'elenco di ministre e ministri - va detto, di assoluta qualità - letto dal presidente Draghi", ha rincarato la dose su Twitter, la senatrice dem Valeria Fedeli. Ma è il segretario del Partito Democratico, Nicola Zingaretti, a farsi sentire con una certa veemenza. "Nella selezione della componente del Pd nel governo questo nostro impegno non ha trovato rappresentanza. Pur rispettando i criteri di autonomia dei ruoli farò di tutto perchè questo si realizzi nel completamento della squadra di governo", è il cuore del post lasciato su Facebook dal leader del Pd.
Il disappunto del Pd
Zingaretti ha spiegato che il Partito Democratico aveva scommesso "sulla valorizzazione della forza e della risorsa delle donne". Per questo motivo, il segretario dem aveva chiesto a Draghi una composizione equilibrata nella compagine di governo. Una composizione equilibrata che, a detta del Pd, evidentemente non c'è stata. Il Nazareno, ha sottolineato l'Adnkronos, ha comunque confermato di non aver inviato alcuna lista di nomi al premier incaricato. Draghi, insomma, ha scelto in autonomia. Ma, a quanto pare, avrebbe commesso un peccato mortale.
Con il passare delle ore, le voci critiche contro il team svelato da Draghi si sono fatte sempre più insistenti. "Non ti preoccupare, noi siamo contente a casa, mentre cuciniamo e leggiamo il Women New deal", ha puntualizzato piccata la deputata Pd Giuditta Pini, commentando il post di Zingaretti.
Il Pd ha assicurato lealtà all'esecutivo Draghi ma, come detto, è contrariato per lo scarso numero di donne nello scacchiere. I dem possono "vantare" tre ministri: Lorenzo Guerini alla Difesa, Dario Franceschini alla Cultura e Andrea Orlando al Lavoro. Brucia tuttavia l'assenza della componente femminile, un tema che potrebbe far tremare i già fragili equilibri interni in seno al Pd.
Zingaretti è stato chiaro: il Pd farà di tutto per colmare questo "vuoto".
In che modo? Assicurando l'equilibrio di genere con le nomine del sottogoverno che avverranno nei prossimi giorni. In ogni caso, calcolatrice alla mano, stiamo parlando di un governo formato da 23 ministri, 15 dei quali uomini e 8 donne. Eppure, per il Pd siamo di fronte a un mezzo scandalo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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