Uno spazio accogliente, però freddo allo stesso tempo. Gestito da padroni di casa permissivi, anzi no, attentissimi alle virgole dei regolamenti. Se fosse il principio di una recensione su Tripadvisor, nessuno si fiderebbe dei proprietari del «Grand Hotel» Europa. E in effetti coloro che amministrano il continente sembrano aver smarrito le chiavi della porta d'ingresso. Come se di notte la lasciassero spalancata incuranti, salvo poi pentirsene al mattino, sprangandola a danno avvenuto.
Una sindrome schizofrenica affligge l'Unione europea. Perché alle promesse di un maggiore impegno nel disciplinare i flussi migratori seguono decisioni di segno opposto, e viceversa. Prendete le ultime 48 ore. Prima la Corte di Giustizia europea di Lussemburgo tuona: «Gli Stati membri non sono obbligati a rilasciare visti umanitari». Insomma, il diritto di asilo si può anche rifiutare. Poi, nemmeno il tempo di adeguarsi, ed ecco che il Consiglio d'Europa avverte l'Ungheria: «State violando la Convenzione Ue». Nel mirino c'è la legge appena varata dal Parlamento di Budapest, in base alla quale tutti i migranti che raggiungono il Paese (e da respingere) saranno detenuti in «zone di transito» alle frontiere. Questione di buon senso umanitario? Condivisibile. Epperò solo giovedì scorso il Piano d'azione della Commissione Ue metteva nero su bianco che la media dei rimpatri nell'Unione «non è migliorata». Dovremmo darci da fare per rimpatriare un milione di migranti, e alla svelta. «Bisogna scoraggiare i viaggi della speranza verso la Ue», è la sintesi della raccomandazione firmata dal commissario Dimitris Avramopoulos. Lo stesso che il giorno seguente precisa: attenzione, non vanno fermati tutti i profughi indistintamente. «La protezione dei bambini lungo la rotta migratoria è la nostra priorità».
Alt. Mettetevi d'accordo lassù a Bruxelles. Imprevisti, probabilità, un passo avanti, due indietro. Mentre migliaia di uomini, donne e bambini sono vittime degli scafisti senza scrupoli e spesso di altrettanti professionisti della solidarietà a pagamento, nella babele dell'Ue apparecchiano un enorme gioco dell'oca. Ma nessuno si sta divertendo. Governi nazionali senza più una bussola, sballottati tra lassismo e pugno di ferro, la carota della flessibilità e bastone del rigore.
Gli euroburocrati ora ordinano all'Italia di rimpatriare i migranti «in eccesso», poi ci condannano quando facciamo accomodare i clandestini su un volo di sola andata. Forse ha ragione il premier Gentiloni, nemmeno Mago Merlino potrebbe spuntarla contro questa Europa. Un mostro a troppe teste che nel caos dell'immigrazione incontrollata ha perso la testa.
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