Il premier Giuseppe Conte ha chiesto il prolungamento dello stato d’emergenza proprio per cercare di nascondere le evidenti difficoltà nel far ripartire l’economia e nel tenere insieme una maggioranza sempre più traballante.
I dati allarmanti sul Pil
La strategia della paura per una possibile ‘seconda ondata’ è tesa a far dimenticare i tanti errori e ritardi commessi dal governo giallorosso dall’avvio della “fase 2”. Il ‘decreto Aprile’ è stato rinominato “decreto Rilancio” e, per la sua approvazione definitiva, manca ancora il voto del Senato. La cassa-integrazione non è ancora arrivata a tutti i beneficiari e molti dossier scottanti, tra cui Autostrade e Alitalia, sono ancora aperti. Ed è in questo complesso contesto che si inseriscono le cupe stime della Commissione Europea che per l’Italia prevede un crollo del Pil del -11,2% rispetto al 2019, a fronte di una media europea che sarà del -8,3%. Secondo l’Ocse, invece, la disoccupazione nel nostro Paese dovrebbe toccare il 12,4%, mentre per Confindustria la produzione industriale solo nel secondo trimestre del 2020 calerà di un quinto. Di fronte a questi dati è lecito chiedersi se le misure avviate dal governo Conte-bis vadano realmente in direzione di un rilancio vero dell’economia oppure se le ricette, soprattutto quelle volute dai pentastellati, siano un freno per la crescita.
Il fallimento del reddito di cittadinanza
In principio il mantra grillino fu il reddito di cittadinanza, tornato d'attualità proprio in questi giorni dopo la scoperta che persino Pietro Maso, che nel '91 uccise i suoi genitori, lo ha percepito fino al 2019. Ma a tenere banco sono soprattutto la cassa-integrazione perpetua e il blocco dei licenziamenti. “Ammesso che si possa individuare una linea di politica economica esclusivamente grillina in un governo di coalizione, quello che si è visto finora è la propensione a pensare che solo lo Stato possa risolvere i problemi dell’economia”, dice a ilGiornale.it l’economista Nicola Rossi, ex presidente dell’Istituto Bruno Leoni, che contesta sia la predilezione del M5S a fare affidamento sui disavanzi pubblici e a favorire l’interventismo dello Stato sul libero mercato. “Una visione assistenzialista prende le forme del trasferimento monetario ai meno abbienti come si è visto col reddito di cittadinanza che, dal punto di vista tecnico, è stato costruito molto in fretta e male”, sottolinea l’economista che ha alle spalle anche tre legislature da parlamentare del Pd. Rossi, pur ritenendo necessario uno strumento che preveda il trasferimento monetario ai meno abbienti, è convinto che sia fondamentale “offrire un lavoro ai disoccupati e questo il reddito di cittadinanza non lo fa”. Il flop di tale misura, da questo punto di vista è oggettivo e incontestabile. “Della parte relativa alle politiche attive del lavoro non è rimasto nulla, a parte l’occupazione di alcune persone che dovrebbero trovare lavoro agli altri ma mi pare si siano impegnate solo a trovar lavoro a sé stesse”, sentenzia Rossi riferendosi ai navigator.
Dello stesso avviso è anche Pietro Paganini, presidente di Competere.eu e docente alla Temple University of Philadelphia, secondo cui: “il reddito universale è uno strumento da sperimentare per le condizioni sociali e del mercato del lavoro contemporanee, ma i Cinquestelle non lo hanno bene interpretato e lo hanno fatto diventare un reddito di assistenza”. A mancare totalmente è la parte la parte delle politiche attive: “Il reddito –spiega Paganini - ha senso e può funzionare nel momento in cui si prova a rendere il mercato del lavoro dinamico, con periodi di disoccupazione breve. Da noi, invece, è cronica. I numeri sono allarmanti e, purtroppo, non sento il governo discutere su come creare lavoro”.
L'abuso della cassa-integrazione, un freno per le imprese
Per quanto riguarda, invece, la cassa-integrazione c’è stato sicuramente un abuso. “Secondo il disegno di legge Assestamento di Bilancio 2020 i trasferimenti dello Stato agli enti di previdenza sociale sono stati pari a 35,4 miliardi di euro di cui oltre la metà 18,7 miliardi di euro a copertura della cassa integrazione legata all’emergenza Covid-19. I numeri non mentono”, spiega Paganini. Il numero di beneficiari totali ad aprile ha superato i 3 milioni di unità e tra maggio 2019 e maggio 2020 il numero di ore di cig è stato 3mila e 500 ore in più. “Un utilizzo così estremizzato della cassa integrazione rischia di creare due disfunzionalità nel mercato del lavoro: non incentiva la creazione di nuovi posti di lavoro e crea nuove disparità tra i contratti a tempo indeterminato (che godono della tutela) e i contratti precari e gli autonomi (non tutelati)”, aggiunge il presidente di Competere.eu che, finito il lockdown, avrebbe sfruttato i 5 miliardi che si spendono ogni mese per la cig, “per sostenere le imprese e permettere loro di assumere nuovi lavoratori, nonché di mettere in sicurezza gli impianti di produzioni”. Anche secondo l’economista Rossi il governo avrebbe dovuto cercare di mantenere in vita le aziende il più possibile. “Io avrei fatto come in Germania dove hanno consentito alle imprese di mantenere gli stessi dipendenti che avevano prima della pandemia, ma di metterli a part-time e l’intervento pubblico è servito a tenere in vita le imprese integrando gli stipendi dei singoli”, spiega, convinto che “quando, a settembre, questi rinvii sulle tasse e sul blocco dei licenziamenti avranno fine, l’emergenza economica emergerà in tutta la sua crudezza”. E aggiunge: “Noi, finora, abbiamo chiamato cassintegrati persone che, in realtà sono dei disoccupati”.
La politica dei bonus, "solo regalie a scopi politici"
Un altro aspetto molto contestato delle manovre giallorosse è la politica dei bonus (bici o monopattino) che assai difficilmente darà una reale spinta all’economia e alla mobilità sostenibile. “Il governo ignora la produttività e soprattutto la libera iniziativa. Ritiene l’offerta una reazione semplice alla domanda. Punta tutto sui consumi. Lo fa con il solito stile delle burocrazie, cioè bonus ad alcune categorie e i criteri di selezione di tali categorie e delle condizioni con cui vengono elargiti sono un mistero, a volte politico, a volte clientelare”, attacca Paganini. Gli fa eco Rossi che dice: “La politica dei bonus è una politica debole che sa esprimersi solo attraverso le regalie nei confronti di qualche segmento di elettorato distribuendo mance a destra e sinistra, sperando di ottenere un vantaggio elettorale”.
La soluzione, secondo l’ex parlamentare Pd, “è una riforma complessiva del sistema fiscale che comprenda le imposte dirette e indirette e tutte le altre tasse”. L’economista, che per primo in Italia ha parlato di flat tax, precisa: “Sono favorevole a una struttura semplificata delle aliquote, ma la mia idea di ‘tassa piatta’ è che la riforma fiscale non si possa fare a debito”.
“Il concetto di fondo della flat tax è quello di ridare libertà di movimento agli individui e ciò si può fare se lo Stato viene riportato entro i suoi confini e, quindi, riduca gli sprechi ripensando sia Quota 100 sia il reddito di cittadinanza”, conclude Rossi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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