Continua senza sosta la grande operazione antiterrorismo di Israele in Cisgiordania. Ieri l'esercito di Tel Aviv ha effettuato arresti e sequestrato armi. Case e infrastrutture sono state danneggiate. E poi esplosioni, raffiche di arma da fuoco e il rumore di droni che ronzavano in cielo. Altri cinque palestinesi sono stati uccisi nel secondo giorno di attacchi. Si nascondevano in una moschea a Tulkarem. Tra questi c'era Muhammad Jaber, noto come Abu Shajaa, che le organizzazioni di sicurezza accusano di aver pianificato molti attentati terroristici, compresa la sparatoria a giugno costata la vita a un israeliano. Le truppe hanno avuto uno scontro a fuoco con loro prima di eliminarli, mentre un altro militante è stato arrestato. Per i media palestinesi si tratta di Muhammad Kasas, membro di alto livello dell'ala militare della Jihad islamica a Tulkarem. Un combattente dell'unità Yamam della Polizia di frontiera è stato invece ferito.
La potente azione di Tel Aviv va avanti nonostante le richieste di stop. Ancora ieri a Jenin le ambulanze sono state fermate e controllate da jeep militari parcheggiate attorno all'ospedale, mentre l'Idf ha continuato le operazioni nel campo profughi della città. Il campo è base per gruppi armati, ma anche casa per civili disarmati, ed è stato teatro di molti feroci scontri in passato. Hamas è subito intervenuta con parole di fuoco: «L'aggressione in Cisgiordania non ci spezzerà». Da Istanbul Khaled Meshaal, ex capo dell'ufficio politico del gruppo dal 1996 al 2017, evoca i kamikaze: «Vogliamo tornare alle azioni suicide».
Anche la comunità internazionale è in allarme. Il Segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha chiesto a Israele di interrompere l'operazione: «Alimenta una situazione già esplosiva». Ha esortato poi a «esercitare la massima moderazione». L'ambasciatore israeliano all'Onu, Danny Danon, ha invece spiegato che l'azione ha un «obiettivo chiaro: prevenire il terrorismo iraniano per procura che danneggerebbe i civili israeliani». In questi giorni, politici dello Stato ebraico hanno accusato Teheran di aver cercato di introdurre esplosivi con l'obiettivo di attaccare Tel Aviv. Israele «non può starsene seduto a guardare e aspettare che autobus e bar esplodano nei centri cittadini», ha puntualizzato Danon. Duro pure il ministro degli Esteri Katz: «Borrell mente, non vogliamo spostamenti forzati della popolazione in Cisgiordania».
Unica speranza, le trattative per un cessate il fuoco a Gaza. Il quotidiano Haaretz ha fatto sapere che una nuova proposta ci sarà «a giorni», nel tentativo di trovare una soluzione a due questioni, il corridoio Filadelfia lungo il confine tra Gaza ed Egitto e il corridoio Netzarim che divide in due la Striscia. Ci sarebbe invece l'intesa su tre giorni di pausa per una campagna di vaccinazione contro la poliomielite. Israele ha dato il via libera.
Restano le tensioni nel Mar Rosso dove gli Houthi dello Yemen hanno piazzato bombe sulla petroliera greca Sounion e mentre gli ordigni esplodevano hanno urlato: «Dio è il più grande, morte all'America, morte a Israele».
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