Un ponte aereo per la salvezza degli italiani e degli interpreti

Il ministro Guerini dopo l'appello del "Giornale": "Dovere morale portare da noi gli amici del nostro Paese". I collaboratori temono rappresaglie ma li aspetta un trasferimento molto pericoloso

Un ponte aereo per la salvezza degli italiani e degli interpreti

«Un ponte aereo militare è pronto per un'evacuazione d'emergenza da Kabul in 12 ore se necessaria», rivela una fonte del ministero della Difesa. Il piano prevede «di far partire sia il personale diplomatico che i nostri ex collaboratori afghani». Che sono ancora centinaia, assieme alle loro famiglie; e che adesso saranno sottoposti ai controlli e alle procedure necessarie, che hanno causato un pericoloso ritardo, una volta portati in salvo in Italia. L'appello del Giornale al presidente del Consiglio Mario Draghi di ieri chiedeva proprio di accelerare il salvataggio semplificando le procedure e di prevedere un'evacuazione miliare come stanno organizzando inglesi e americani.

Da domani partono i voli commerciali di Aquila 2 èer o 369 collaboratori con le loro famiglie, quattro voli in settimana se la situazione non precipita. «Sono già giunti in Italia 228 tra collaboratori e loro familiari, si sta lavorando per accelerare il trasferimento di altri collaboratori, interpreti e loro familiari, e in queste ore è davvero massimo lo sforzo di tutti per munire di visto questi amici dell'Italia e lasciarli nel nostro Paese perché è un dovere portare gli amici dell'Italia nel nostro Paese», dichiara a Rai Radio1, Lorenzo Guerini, ministro della Difesa.

Una missione non solo umanitaria ma di pura gratitudine nei confronti di persone che si sono messi al nostro servizio e che ora rischiano di pagare a caro prezzo questa «intelligenza con il nemico» (dei talebani, s'intende). E anche la Farnesina farà la sua parte rilasciando speciali «lasciapassare» umanitari per permettere ai nostri ex collaboratori, che non hanno il passaporto, di partire per l'Italia. Il presidente della Commissione esteri della Camera, Piero Fassino, informato nei dettagli dal Giornale sulla sorte dei nostri interpreti tagliati fuori a Herat occupata dai talebani ha caldeggiato la risoluzione del caso con il ministro della Difesa.

La trentina di ex interpreti, che temono le rappresaglie degli insorti, hanno ricevuto, finalmente, la conferma dell'inserimento nelle liste di evacuazione, ma dovranno spostarsi a Kabul affrontando un pericoloso viaggio. Ieri hanno mandato un appello urgente al presidente Mario Draghi scongiurando di essere messi in salvo. «Vi perdoniamo per quello che potrebbe accaderci - si legge nella disperata lettera -. Ma non possiamo perdonare se accadesse qualcosa ai nostri figli innocenti e alle nostre mogli. Non abbiamo paura di venir massacrati, ma siamo terrorizzati per il destino oscuro delle famiglie». E allegati all'appello hanno inviato anche degli audio compreso il toccante messaggio di una delle mogli degli interpreti. «Non usciamo per paura e non possiamo andare al lavoro - sono le parole pronunciate in italiano -. Amo vivere. Per favore salvateci prima che sia troppo tardi».

Antonio Tajani, coordinatore nazionale di Forza Italia, ha scritto su Facebook: «Sono molto preoccupato per ciò che accadrà in Afghanistan dopo il ritiro delle truppe americane. Ora la priorità è mettere in salvo tutto il personale diplomatico e militare della nostra ambasciata a Kabul.

Compreso il personale afghano che ha collaborato con noi». Da Kabul si stima di evacuare 600-800 persone con varie fasi dell'operazione Aquila, che però deve procedere in fretta entro il 31 agosto, data del ritiro definitivo stabilita dagli Usa.

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