Il lusso no. L'arte sì. Il capo della Cgil Maurizio Landini si «regala» una gallerista d'arte in Corso Italia, sede del quartiere generale del sindacato. Tra una piazza e un referendum, tra uno slogan e l'altro, l'ex numero uno dei metalmeccanici, oggi a capo della più grande organizzazione sindacale di sinistra, vuole sperimentare l'abito del mecenate appassionato di quadri.
E così con l'inizio della sua gestione, Landini ha voluto introdurre nell'organizzazione centrale della Cgil una nuova figura: la gallerista d'arte. La prescelta è Patrizia Lazoi, una «compagna» che prima saltava da una fabbrica all'altra, e che oggi si dedica a mostre ed eventi d'arte per conto della Cgil. Si tratta di una dirigente sindacale assegnata all'ufficio «mostre». Una poltrona che genera anche un po' di invidia tra i colleghi. Ecco un pizzico di mondanità per il duro e puro capo dei lavoratori. Nulla di scandaloso o illegittimo. Ma la storia che il Giornale è in grado di raccontare svela l'altro volto, più aristocratico e radical chic, del barricadiero leader del sindacato. Amante della piazza anti-Meloni ma anche dell'arte. Frequentatore di fabbriche e di vernissage. Patrizia, la «compagna gallerista» voluta da Landini in Corso Italia, è chiamata a svolgere un ruolo di grande responsabilità. E anche molto gravoso. La galleria d'arte della Cgil in questi anni si è arricchita di preziosi dipinti di Renato Guttuso, Ennio Calabria, Sonia Alvarez, Enrico Benaglia. «Una raccolta importante, frutto di donazioni» tengono subito a precisare i vertici Cgil. Nessun acquisto da parte del «gran capo». C'è da credere alla versione ufficiale.
La storia dei quadri e dei galleristi della Cgil si intreccia (ancora una volta) con Gianni Prandi, l'amico d'infanzia di Landini che si è fatto carico della comunicazione Cgil dopo il licenziamento dello storico portavoce Massimo Gibelli. Il perno della nuova struttura di comunicazione è Futura Srl che per conto della Cgil ha curato anche una raccolta di dipinti: un catalogo messo in vendita al modico prezzo di 120 euro. Una gestione che sta facendo storcere il naso a parecchi dirigenti Cgil. Nel mirino della vecchia guardia sono finite alcune scelte di Landini. Tra cui il licenziamento del portavoce Gibelli proprio nei giorni in cui il sindacato lancia la campagna referendaria contro il Jobs act. E poi alcune spese sulla comunicazione. Si parla di cifre folli. Malumori che aumentano di giorno in giorno. Il calo dei tesserati - raccontato dal Giornale - certifica le difficoltà della gestione Landini. Per sedare il malcontento i vertici del sindacato hanno varato una modifica al regolamento dell'assemblea nazionale che impone il divieto per cittadini e stampa di prendere parte alle riunioni. Possibilità fino a pochi mesi fa consentita.
Di cosa ha paura Landini? Teme che il dissenso diventi di dominio pubblico? Contro la modifica al regolamento si è scagliata la dissidente Eliana Como. Uno sfogo social. E nulla più. Landini e i suoi vanno avanti come un treno. A costo di «travolgere» anche l'opposizione interna
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