Il Ppe vuole il bis di Ursula, ma si tratta

La vittoria di Meloni peserà sui negoziati. A fine mese il Consiglio europeo decisivo

Il Ppe vuole il bis di Ursula, ma si tratta
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Entrano nel vivo le trattative a Bruxelles per la definizione dei gruppi europei e per determinare le alleanze e la composizione della nuova maggioranza, in questo scenario l'Italia può giocare un ruolo da protagonista per una serie di motivazioni. Innanzitutto il governo italiano, a differenza di Francia e Germania, è uscito rafforzato dalle elezioni e Giorgia Meloni, in qualità di presidente del Consiglio ma anche di leader dei Conservatori europei, può dare le carte in un parlamento europeo molto più sbilanciato a destra. Allo stesso modo la situazione francese con l'exploit del Rassemblement National e la possibile vittoria di Marine Le Pen alle elezioni politiche di fine giugno, pone Salvini (storico alleato della Le Pen) in una posizione rilevante. Ma è Antonio Tajani, dopo l'ottimo risultato di Forza Italia, ad essere già al lavoro all'interno del Ppe, primo gruppo al parlamento europeo.

Ieri il ministro degli Esteri, a Berlino per la conferenza sulla ricostruzione dell'Ucraina, ha incontrato il leader della Cdu tedesca Friedrich Merz per discutere le strategie per la formazione della nuova Commissione Ue. A margine dell'incontro Tajani ha scritto in un tweet: «A Berlino mi sono congratulato con Friedrich Merz per la vittoria della CDU alle europee. Lavoreremo per una Commissione UE a guida Ppe, più politica e meno burocratica, che garantisca crescita e stabilità all'Europa per essere protagonisti sulla scena mondiale».

Intanto, durante la Conferenza dei presidenti dei gruppi con Roberta Metsola all'Eurocamera, il Ppe ha ribadito che Ursula von der Leyen è il candidato per la presidenza della Commissione europea mentre si è tenuta la prima riunione dei popolari annunciando per il 18 giugno la candidatura della Metsola a presidente dell'Eurocamera. Lunedì prossimo è prevista una cena informale dei Capi di Stato e di governo dell'Ue in cui si dovrebbero discutere le strategie per indicare il nome del candidato alla presidenza della commissione in vista del Consiglio europeo che si terrà il 27-28 giugno. Intanto iniziano a circolare i primi nomi oltre alla Von der Leyen, la Lettonia proporrà Valdis Dombrovskis come commissario europeo mentre l'alto rappresentante Ue Josep Borrell ha dichiarato: «Ha ragione Draghi, all'Ue servono riforme radicali».

Secondo alcuni media portoghesi inoltre la nomina di António Costa alla presidenza del Consiglio europeo (per succedere a Charles Michel) avrebbe già l'approvazione di Scholz. Sul fronte Ecr oggi è in programma a Bruxelles la prima riunione del gruppo anche per discutere eventuali nuovi ingressi. Tiene banco l'adesione di Fidesz che ha ottenuto 11 seggi, Viktor Orbán ha dichiarato: «Se il gruppo Ecr e Id sono d'accordo tra loro e ci uniamo a questa cooperazione, la destra finirà seconda». L'adesione di Fidesz deve superare alcune resistenze interne al gruppo oltre alla questione dei rumeni di Aur, anche loro in attesa di entrare nell'ECR.

Infine, dopo la comunicazione dei risultati irlandesi, è ormai definita la composizione del nuovo Europarlamento con il Ppe saldamente primo con 186 seggi, i Socialisti secondi con 135, i Liberal terzi con 79. A destra Ecr si attesta a 73 seggi, Id 58 (senza contare AfD), i Verdi 53 eurodeputati, The Left 36.

Numeri che, come detto, potrebbero cambiare con la ripartizione dei cento eurodeputati oggi tra i non iscritti spostando ancora di più gli equilibri verso destra. Difficile far finta che nulla sia cambiato dal giorno precedente le elezioni europee.

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