Pregare insieme non basta. Islamici, ecco 4 imperativi

Per sconfiggere il terrorismo, non è sufficiente rinnegarlo: servono alcuni gesti concreti. Eccoli...

Pregare insieme non basta. Islamici, ecco 4 imperativi

Pregare insieme è un bel gesto. E diventerà un segnale importante se oggi i musulmani affolleranno le chiese. Ma quel bel gesto non basterà, da solo, a dividere l'islam pacifico da quello colluso con violenza, odio e terrorismo. Dopo lo sgozzamento dell'84enne padre Jacques Hamel sull'altare di Saint-Etienne-du Rouvray i gesti simbolici non bastano più. Per lo scrittore Tallal Ben Jalloul quell'atto aberrante rappresenta «una dichiarazione di guerra di nuovo genere, una guerra di religione». Per fermarla comunità e nazioni islamiche devono reagire con la stessa fermezza con cui reagiscono, ad esempio, quando viene pubblicata una vignetta considerata «blasfema». Ma devono, soprattutto, compiere passi audaci e concreti. Eccone i primi quattro, suggeriti anche da voci autorevoli della cultura islamica e araba.

1. Condannare e isolare, non solo rinnegare

«Che impressione dobbiamo farci dei non musulmani se ogni settimana ascoltiamo migliaia di predicatori chiedere ad Allah di non lasciar traccia di loro. Ammettiamolo l'educazione nelle nostre scuole e nelle nostre moschee getta le fondamenta per un implicito ISISmo...». Così all'indomani della strage di Nizza l'accademico palestinese Khaled Al Hroub attacca sul quotidiano londinese in lingua araba «Al Hayat» i musulmani che rifiutano ogni responsabilità per gli atti dell'Isis. E anche per lo scrittore Ben Jalloul «non basta più ripetere che questo non è l'islam». Comunità e nazioni islamiche devono condannarlo e isolarlo. Come mai fatto fino a oggi.

2. Denuncia dei sospetti terroristi

Secondo l'imam di Firenze Izzeddin Elzir, presidente nazionale dell'Ucoii, la principale organizzazione delle comunità islamiche italiane, la denuncia di sospetti terroristi infiltrati nelle comunità islamiche non spetta a queste ultime, ma solo a magistratura e polizia. Il 24 marzo dopo gli attentati di Bruxelles Elzir ricordava che «la responsabilità penale è individuale, non collettiva, come invece si tende a pensare quando si tratta della comunità islamica». Quest'atteggiamento è comune a gran parte del mondo musulmano. Come ricorda, invece, Ben Jalloul solo uscendo da questa logica comunità e nazioni islamiche isoleranno il terrore jihadista. «Dobbiamo denunciare chi tra noi è tentato da questa criminale avventura. Non è delazione dice lo scrittore - ma un atto di coraggio, per garantire la sicurezza a tutti».

3. Rottura con le dottrine dell'islam seguite dai terroristi dell'isis

In un articolo sul quotidiano arabo «Al Sharq Al-Awsat» l'intellettuale giordano Nuhammad Barhouma nota che le condanne degli attentati di Parigi da parte delle autorità religiose saudite e dell'Università Al Azhar del Cairo non sono state seguite da una revisione dei passi del Corano e dei testi in cui si giustifica la violenza. «Non si sono ancora convinti - spiega Barhouma - che l'interpretazione e la spiegazione di questi testi richiede un urgente riesame critico con smantellamento, aggiunte omissioni e sviluppi in grado di adeguarli allo spirito dei tempi e al progresso». Finché autorità religiose islamiche non si dedicheranno a questa revisione, richiesta anche da molti intellettuali musulmani, l'Isis potrà continuare a giustificare le sue azioni con i testi in uso nelle scuole islamiche.

4. Rinuncia ai finanziamenti sospetti

La Qatar Charity, l'associazione legata al governo del Qatar, finanzia con circa sei milioni all'anno l'attività di varie moschee italiane in esercizio o in costruzione. Peccato che la stessa «Qatar Charity» sia stata accusata, in passato, di finanziare Al Qaida. Un pentito di Al Qaida, ex-impiegato dell'associazione, confermò alla Commissione sull'11 settembre i legami tra l'organizzazione e Bin Laden. Eppure in Italia i musulmani dell'Ucoii sono ben felici d'usufruire di questi finanziamenti e partecipare all'inaugurazione di centri islamici sostenuti dalla Qatar Charity.

Secondo il premier francese Manuel Valls è fondamentale, invece, vietare i finanziamenti alle moschee da parte di stati come l'Arabia Saudita e il Qatar che mantengono rapporti ambigui con il terrorismo. E i primi a dover spezzare questa connivenza sono le comunità islamiche.

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