La democrazia è trasparenza, assente in Cina e in Russia e presente solo in minima parte in Ungheria. Ma uno Stato non può essere sempre completamente visibile: vi deve sussistere uno spazio, che gli antichi chiamavano arcana imperii, quello del segreto. Di cui non si dovrebbe trattare in pubblico: ma se lo si fa, non è consentito un registro doppio ed allusivo. Che è invece quello utilizzato, almeno a noi così pare, dal presidente del Consiglio Draghi, nella sua conferenza stampa di ieri, una delle più «politiche» del suo mandato. Da un lato, infatti, egli ha confermato che, al momento, non risulterebbero, nel dossier redatto dal Dipartimento di Stato Usa, nomi di politici italiani finanziati dalla Russia. Dall'altro, ha però chiosato che Putin attua una «sistematica opera di corruzione», cosa indubbia, ma che la nostra democrazia è talmente solida da non temerne i «pupazzi prezzolati». Chi sarebbero queste marionette? Sta di fatto, che pochi minuti dopo, ha denunciato coloro che «parlano di nascosto con i russi» per far «togliere le sanzioni», ovvio che si riferisse ad italiani, e non certo al pizzicagnolo sotto casa, ma a leader politici. Quindi i nomi dei politici vi sono, oppure no? O «al momento» si intende che, per ora, non è opportuno rilevarli? Premettiamo che Draghi ha nella sostanza totalmente ragione, nel difendere le sanzioni e nel condannare chi briga in senso contrario, così come nel denunciare l'azione di manipolazione del regime di Putin. Aggiungiamo anche che, dal punto di vista etico-politico e non giudiziario, è assai più condannabile il putinista tale per motivazioni ideali e senza aver ricevuto un soldo: così come, in un omicidio, è più censurabile il mandante che non l'esecutore materiale prezzolato. Infine, se era già discutibile sostenere Putin prima della guerra da lui scatenata, dopo l'invasione dell'Ucraina è cosa assolutamente imperdonabile, tanto che non è immaginabile un partito pro-russo far parte del governo italiano. Quindi, che determinati nomi a un certo punto emergano, magari con le relative cifre, non è cosi importante.
Ma se essi esistono, e il tema è stato affrontato dal governo in sede pubblica, sarebbe dovere di questi elencarli, lasciando perdere allusioni o messaggi in codice, destinati solo a chi di dovere. Se vi sono, gli elettori vorranno conoscere i volti dei traditori: possibilmente prima di votarli.
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