Il premier israeliano alla Casa Bianca e le inquietudini del mondo mediorientale

Il disimpegno degli Usa rafforza l'Iran. I timori dei Paesi arabi moderati

Il premier israeliano alla Casa Bianca e le inquietudini del mondo mediorientale

Un banco di prova per il futuro dell'intero Medio Oriente sarà l'incontro odierno fra Biden e il primo ministro d'Israele Naftali Bennett in visita alla casa Bianca. La tragedia afgana cambia un larghissimo e delicato scenario, in cui guerra e terrore sono di casa: saranno molte le tappe in cui si svilupperanno i cambiamenti psicologici e concreti che porta con sè l'abbandono americano dell'Afghanistan e la rapidissima riconquista talebana.

La scelta del «nation building» del 2000 è fallita clamorosamente, vent'anni di miglioramenti collassati nelle grinfie islamofasciste dei talebani ne sono una prova, e anche l'Iraq non è diventato certo una democrazia. Non funzionarono né gli accordi di Oslo, né il sostegno di Obama alle Primavere Arabe. Le forze islamiste integraliste sono andate per la loro strada armandosi sempre di più, scegliendo la strada del terrorismo e dell'incitamento. Un mondo brutale che non è mai cambiato e oggi è rafforzato. In opposizione, certo i Paesi arabi moderati del Patto di Abramo e i coraggiosi Egitto, Giordania, Marocco, e anche l'Arabia Saudita, per ora hanno scelto strade di stabilità, di rapporti amichevoli con l'Occidente e di opposizione alla conquista sciita e anche della Fratellanza Musulmana, di cui Erdogan è campione. Tutti hanno puntato sul sostegno e la presenza americana. Adesso, l'America se ne n'è andata, e seguiterà ad abbandonare la scena. Questo provocherà l'organizzazione mondiale del pericolo terrorista guidato dall'Iran con eserciti e missili: Israele lo sa bene, e lo sanno anche i Paesi moderati. Nell'assenza americana, si disegna un ruolo nuovo per Israele, che infatti vive questo incontro con Biden in maniera drammatica.

Bennett va da Biden all'ombra delle immagini umilianti di Kabul; ha un doppio compito, rinsaldare l'amicizia con un Paese indispensabile a Israele quanto a economia, armi, sostegno diplomatico all'ONU e nelle altre istituzioni, deve dimostrare che la sua Israele post Bibi non è amica solo dei Repubblicani ma anche dei Democratici di Biden e dell'ebraismo americano di sinistra, ma nello stesso tempo deve mantenere un comportamento deciso e portare a casa un risultato attendibile Biden vuole due cose che Israele non vuole, un accordo con l'Iran, sul piede di guerra con tutto il resto dell'Islam jihadista contro l'Occidente; e un accordo coi Palestinesi, che non riconoscono lo Stato Ebraico mentre Hamas ha dichiarato che l'Afganistan mostra che gli ebrei verranno spazzati via.

Biden deve aver certo preparato l'incontro perché risulti superamichevole: deve comunicare che l'America sarà nell'area per interposto Israele, con la sua tecnologia, le sue armi, la sanità, l'acqua, la sua cultura democratica.

La vicenda Afgana solleva molti dubbi sull' affidabilità americana. Il resto del Medio Oriente sa che se gli americani se ne vanno lasciando tutti nei guai, Israele resterà nell'area come una piccola America. Ma deve badare di più a sé stessa.

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