Draghi si vaccina "Io farò AstraZeneca. Sospensione giusta. Basta ordine sparso ora regole comuni"

Il premier: "Non mi sono ancora prenotato, ma mio figlio lo ha già fatto in Inghilterra" E spinge per bruciare i tempi: "L'obiettivo sono 500mila dosi al giorno ad aprile per poi salire".

Draghi si vaccina "Io farò AstraZeneca. Sospensione giusta. Basta ordine sparso ora regole comuni"

Quale testimonial migliore del premier Mario Draghi per spingere il vaccino di Oxford e vincere le resistenze dei più scettici dopo lo stop&go imposto dall'Ema. Il presidente del Consiglio farà AstraZeneca. È lui stesso a dirlo in conferenza stampa: «Non ho ancora fatto la prenotazione, ma non c'è nessun dubbio che farò il vaccino AstraZeneca, quello previsto dalla mia fascia d'età. Lo ha fatto anche mio figlio l'altro giorno in Inghilterra». Prima di lui, oggi stesso, lo faranno Francesco Paolo Figliuolo e il capo del Dipartimento della Protezione Civile Fabrizio Curcio presso la città militare della Cecchignola.

Dopo aver accolto con soddisfazione il pronunciamento dell'ente regolatorio europeo sull'efficacia e la sicurezza del siero bloccato in via cautelativa, il presidente del Consiglio fuga i dubbi sul farmaco anglo-svedese. Nessuna prevenzione nei confronti di AstraZeneca. Anzi, il farmaco contribuirà ad accelerare la campagna di vaccinazione fino ad arrivare ad aprile a 500mila inoculazioni giornaliere. «L'obiettivo - spiega Draghi - è aumentarla e portarla a cifre più alte in maggio e giugno. Poi speriamo di non avere imprevisti sulle forniture di vaccini, ma tutto il governo e l'Italia è in grande fermento e attività. I siti vaccinali continuano ad aumentare, solo in questi giorni sono aumentati del 25 per cento». Lo stop di AstraZeneca ha rallentato la tabella di marcia, ma è stato un «rallentamento non disastroso». Il calo si è sentito per un giorno in cui le vaccinazioni sono scese da 150 a 100mila, poi è stato compensato dagli altri vaccini disponibili. «Se l'accaduto avrà un effetto anche in futuro lo stimeremo nei prossimi giorni e agiremo di conseguenza, speriamo comunque se il calo sia temporaneo», dice il premier durante la conferenza stampa dopo l'approvazione del Consiglio dei ministri al dl sostegni. Un faccia a faccia con i giornalisti su modello europeo, con una breve introduzione e poi una raffica di domande e risposte alle quali il premier non si sottrae, risponde a tutte le provocazioni, anche a quella sulla sudditanza alla Germania nella decisione su AstraZeneca. A chi gli domanda se fermare la campagna vaccini è stato un errore, infatti, Draghi risponde che la decisione non è stata adottata per imitare quello che hanno fatto altri Paesi europei o per tutelare gli interessi tedeschi, ma solo per la responsabilità di un governo che si è posto nei panni del cittadini sapendo che l'Autorità europea si era presa una settimana per sapere se sono sicuri. Sull'eventualità che ci potesse essere un rapporto di causa ed effetto tra i casi di trombosi e le somministrazioni, del resto, molti scienziati avevano pareri diversi. «Nessun errore - spiega il presidente del Consiglio - Quando un'agenzia europea dice continuate, ma voglio prendermi un po' di tempo per vedere se il vaccino è sicuro, chiunque al mio posto avrebbe fatto lo stesso».

Draghi ammette che ci sono stati problemi nella campagna di vaccinazione europea, nel modo in cui sono stati fatti i contratti, nella scelta delle società e delle strategie. «Con il senno di poi si trovano tanti errori. Ci sono tante domande a cui sarebbe stato meglio rispondere prima», dice il premier, spiegando che il governo continuerò a bloccare le esportazioni delle società che non rispettano gli accordi, così come previsto dall'Unione europea, le cui indicazioni vanno seguite, ma non ad ogni costo. «Bisogna essere pratici, si cerca di stare insieme, ma qui si tratta della salute. Se il coordinamento europeo funziona bisogna seguirlo, se non funziona bisogna andare per conto proprio. Così sta facendo la Merkel per quanto riguarda Sputnik, così faccio io». La cancelliera tedesca ha detto che se le autorità europee approvano il vaccino russo bene, altrimenti lei farà da sola. E il premier Draghi è pronto a muoversi in autonomia, se sarà necessario.

La parola d'ordine della campagna vaccinale italiana è immunizzare più persone possibile nel minor tempo possibile, partendo da anziani e fragili. E con regole comuni. Non vanno bene, osserva Draghi, le Regioni che vanno in ordine sparso.

«L'Italia - spiega - è seconda in Europa per vaccinazioni, ma è molto distante dal Regno Unito, per una serie di ragioni: dal maggior numero di siti vaccinali, al meccanismo di una sola iniezione per coprire una platea molto più vasta, al numero di persone che somministrano. Noi andiamo forte a livello nazionale, ma le regioni sono difformi, difformi nei criteri ma anche nella capacità di somministrazione. Bisogna darsi regole comuni».

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