Il presidente Yoon arrestato per tradimento. "Illegale, ma non voglio spargimenti di sangue"

È Il primo nella storia del Paese: "Lo Stato di diritto è crollato"

Il presidente Yoon arrestato per tradimento. "Illegale, ma non voglio spargimenti di sangue"
00:00 00:00

Quando anche il piccolo esercito di guardie personali è arretrato, su ordine del presidente Yoon Suk Yeol, pronto finalmente a consegnarsi ai tremila poliziotti arrivati per arrestarlo, la Corea del Sud ha potuto tirare un sospiro di sollievo.

Dopo settimane di stallo, di tensione e di paura, il presidente attualmente in stato d'accusa per il tentato auto golpe dello scorso tre dicembre, si è arreso.

Sottoposto a procedura di impeachment, è stato portato davanti agli investigatori dell'Ufficio investigativo sulla corruzione degli alti funzionari, il Cio, per essere interrogato e incarcerato. Finisce così la parabola del primo presidente in carica - sia pure sospeso dalle sue funzioni - nella storia della Corea del Sud a finire in manette.

L'arresto segna la fine della fase più drammatica di una crisi politica che ha travolto la quarta economia dell'Asia, in un momento estremamente delicato, in corrispondenza con l'insediamento alla Casa Bianca di una nuova amministrazione.

Il blitz è avvenuto martedì notte dopo che il presidente aveva finalmente accettato di presentarsi alle autorità. Gli investigatori, dopo lunghi negoziati, sono riusciti nel loro secondo tentativo ad arrestare Yoon presso la sua residenza. Le riprese in diretta tv trasmesse anche in streaming hanno mostrato un convoglio di veicoli, tra bus e auto della polizia, mentre lasciava il complesso della residenza presidenziale nel centro della capitale sudcoreana per dirigersi verso la sede del Cio di Gwacheon, a sud di Seul. L'anticorruzione, inoltre, non ha segnalato alcun confronto fisico a differenza di quanto accaduto nel primo tentativo di arresto del 3 gennaio; una mobilitazione quest'ultima di circa 3.000 agenti, parte di un'operazione che ha tenuto conto dei possibili scontri tra oppositori e sostenitori di Yoon. La polizia si è dovuta fare largo tra la folla formatasi di fronte alla residenza presidenziale e per rimuovere le barricate che hanno trasformato la residenza in una sorta di bunker negli ultimi giorni, con tanto di filo spinato piazzato sui muri. Il precedente tentativo del Cio di arresto era fallito dopo uno scontro di sei ore con le guardie di sicurezza presidenziali, nel mezzo di tensioni e di timori per un potenziale conflitto armato.

Questa volta invece Yoon SukYeol ha affermato di aver accettato e deciso di sottoporsi agli interrogatori dell'anticorruzione sulla breve imposizione della legge marziale del 3 dicembre al fine di evitare «spargimenti di sangue». «Lo Stato di diritto è crollato» ha detto.

«A dispetto delle numerose illegalità contestate all'inchiesta, ho deciso di rispondere all'ufficio investigativo sulla corruzione» ha ribadito Yoon in un messaggio video preregistrato, ribadendo di non accettare «la legalità dell'inchiesta» e precisando che si sta adeguando «per impedire qualsiasi sfortunato spargimento di sangue».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica