C'è un «pressoché» che stona. Anzi, che crea un rumore assordante. Che fa cadere un castello di carte. Dunque: Mario Orfeo, direttore generale della Rai, aveva assicurato nei giorni infuocati della firma del contratto con Fabio Fazio, che gli introiti pubblicitari avrebbero ampiamente ripagato i costi di Che tempo che fa. E, di conseguenza, che tutto lo strepitare sui compensi del conduttore, era fuori luogo. Però, ieri, in un'intervista al Corriere della sera, Fazio medesimo ci fa sapere che «il programma è pressoché interamente ripagato dalla pubblicità». Ma «pressoché» cosa significa? A rigor di logica, significa che è «quasi» ripagato dalla pubblicità. In sostanza, che il bilancio dello show non sarà in attivo, non farà entrare guadagni nelle casse di viale Mazzini. E, quindi, perché sbandierare ai quattro venti che lo sbarco di Che tempo che fa su Raiuno sarebbe stato un affare per il primo canale e per l'intera azienda? Certo, si risponderà, l'importante è che si faccia un bel programma, che piaccia alla gente e che non si trasformi in una voragine di soldi. Però, quando la questione diventa così scottante le cifre non possono più essere ballerine. E di dati in queste settimane ne sono circolati tanti, ma non si è fatta ancora chiarezza visto che l'Anac, l'Autorità anticorruzione, ha chiesto precise spiegazioni alla tv di Stato e sta aspettando le risposte.
Ricordiamo che il costo totale della produzione esterna di Che tempo che fa (32 puntate domenicali in prime time più altre 32 al lunedì in seconda serata) si aggira sui 73 milioni di euro per quattro anni, una cifra mostruosa a leggerla così nel suo totale. Nello specifico il costo annuale è di circa 18 milioni, di cui 2,2 vanno a Fazio come cachet personale e i restanti alla società che realizza il programma, che si chiama «OFFicina» e che appartiene a Fazio medesimo (al 50 per cento) e alla società Magnolia. Nell'ultima dichiarazione rilasciata dal dg Orfeo si leggeva che ogni puntata del prime time domenicale avrebbe incassato come ricavi pubblicitari 615mila euro, di conseguenza una somma maggiore dei 450mila del costo previsto a serata. «Questo significa - aveva spiegato il dg - che le prime 13 puntate autunnali (la trasmissione parte il 24 settembre) da sole garantiranno 8 milioni di euro». E aveva aggiunto che «solo nei primi tre mesi la tv di Stato prevede di recuperare quasi tutto il compenso quadriennale (8,8 milioni) del presentatore». Di conseguenza delle due l'una: o nei giorni infuocati di luglio non erano stati fatti bene i conti o qualcuno non ha detto le cose per intero. In ogni caso, dice Fazio, con il mio programma «l'azienda risparmia». E come mai? Perché - dice Fazio - il talk costa molto meno degli show e delle fiction...
E, allora, staremo a vedere se il pubblico preferirà le chiacchiere nel salotto di Fabio oppure le serie a cui Raiuno ci ha abituati alla domenica che fanno in media il 18 per cento. Lui mette le mani avanti: «Anche con uno o due punti in meno di share il risparmio è notevole». Insomma è un tutto un «pressoché»...- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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