Diciamoci la verità, abbiamo sempre avuto una pessima reputazione. L'Italia è splendida, peccato sia abitata dagli italiani, annotavano sui loro taccuini gli scrittori e gli aristocratici europei che sin dal Seicento attraversavano il Belpaese secondo la moda del Grand Tour. E via giudizi sprezzanti sulla nostra naturale indolenza, la furbizia, l'irredimibile rifiuto di ogni responsabilità. Né più né meno quello che scriveva, con amara rassegnazione, Giacomo Leopardi nel Discorso sullo stato presente dei costumi degl'italiani. L'opinione, oltre confine, non è cambiata. Anzi, è persino peggiorata. Al pregiudizio nei confronti del carattere nazionale degli italiani si è associato il giudizio sulle inefficienze strutturali del nostro sistema politico ed istituzionale. Uno scetticismo che negli anni ci è costato molto: tassi di interesse alti, investimenti internazionali scarsi, modeste sponde politiche in Europa, tiepido paternalismo da parte americana. In un modo globalizzato, la reputazione internazionale è (quasi) tutto. Se c'è sfiducia si viene isolati, se si viene isolati l'economia non cresce.
Ebbene, qualcosa è cambiato. Nei soli quattro mesi di governo Draghi la reputazione dell'Italia ha toccato livelli inusitati. Draghi è un maestro. Quando parla al Consiglio europeo, stiamo in silenzio e ascoltiamo», ha ammesso il premier socialista spagnolo Pedro Sanchez. Draghi? Un economista brillante di grande efficacia che ha messo sotto controllo il virus!", ha esclamato il premier britannico Boris Johnson. Mentre Biden si è spinto oltre e ha individuato nel premier italiano il principale interlocutore europeo degli Stati Uniti. Una scelta realista, vista la penuria di leader e la prossima uscita di scena della signora Merkel dopo oltre un quindicennio di dominio incontrastato. O, per meglio dire, contrastato solo dall'allora presidente della Bce Mario Draghi. Grazie, dunque, all'autorevolezza del presidente del Consiglio e alla stabilità politica assicurata dalle larghe intese che reggono il suo governo, oggi l'Italia ispira fiducia.
E se riusciremo davvero a metter mano ai problemi strutturali dello Stato, c'è da credere che la linea di credito nei confronti di SuperMario si proietterà anche sui governi a venire, consolidando l'annunciata ripresa dell'economia. Sarà percepita un'Italia diversa: una Nuova Italia. È responsabilità, oltre che interesse, di ciascun leader di partito fare in modo che questo accada.
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