Roma «Non possiamo rimanere indifferenti al grido arrivato dai popoli dell'Amazzonia. Le voci dei poveri, insieme a quelle di tanti altri dentro e fuori l'assemblea sinodale, pastori, giovani, scienziati, ci spingono a non rimanere indifferenti». Papa Francesco chiude con una Messa in San Pietro il Sinodo dei vescovi sulla regione panamazzonica e sprona tutti a una conversione ecologica per salvare il pianeta e a uscire dagli schemi precostituiti aprendo nuove strade all'annuncio del Vangelo. Tra queste c'è sicuramente un nuovo cammino per le vocazioni nelle comunità più isolate della regione sudamericana, protagonista dell'assemblea che ha visto la partecipazione in Vaticano di quasi 200 vescovi e cardinali provenienti da tutto il mondo.
Anche prima della recita dell'Angelus, ieri mattina, Francesco ha chiesto di uscire da se stessi, prendendo il largo e lasciare i lidi confortevoli dei nostri porti sicuri, «per addentarci in acque profonde: non nelle acque paludose delle ideologie, ma nel mare aperto in cui lo Spirito invita a gettare le reti». Un cammino, insomma, verso nuovi scenari che potranno coinvolgere la Chiesa nei prossimi anni come la novità votata al Sinodo che prevede la possibilità di ordinare sacerdoti degli uomini sposati e con famiglia a patto che siano già diaconi permanenti che vivono nelle zone più remote dell'Amazzonia. «È un cammino, non possiamo dire che succederà già domani come per magia», spiega al Giornale il cardinale honduregno Oscar Rodriguez Maradiaga, braccio destro di Papa Francesco e uno dei padri sinodali.
In effetti il cammino tracciato non prevede che le possibili ordinazioni sacerdotali dei diaconi permanenti siano immediate. Il paragrafo in questione, votato da 128 favorevoli e 41 contrari, come tutti gli altri punti del documento finale del Sinodo dovrà passare al vaglio di papa Bergoglio che, ha fatto sapere ai confratelli partecipanti al Sinodo, spera di dare una risposta, con la pubblicazione di una esortazione post-sinodale, entro la fine dell'anno. A quel punto potranno iniziare a essere stabiliti dei criteri e delle disposizioni per l'ordinazione sacerdotale dei diaconi, che oltre ad essere di indiscussa moralità dovranno quindi aver già ricevuto il primo grado dell'ordine sacro. La discussione però potrebbe non riguardare soltanto l'Amazzonia: alcuni padri sinodali, è scritto anche nel documento votato a maggioranza dai vescovi e cardinali presenti, si sono espressi a favore di un approccio universale all'argomento. Sarebbero stati in particolare i tedeschi che da tempo ormai, tra polemiche, veleni e crisi di vocazioni, si preparano a un sinodo «interno» in Germania che potrebbe aprire ad altri scenari.
La discussione intanto rimane aperta anche sulla possibilità di ordinare le donne diacono. Il paragrafo del documento del Sinodo sull'Amazzonia dedicato a questo tema ha ottenuto 137 voti favorevoli contro 30. In questo caso c'è una commissione creata ad hoc da papa Francesco che non ha ancora raggiunto una conclusione unanime sullo studio del diaconato femminile nella storia della Chiesa. I padri sinodali hanno chiesto di poter condividere le proprie esperienze con la commissione e attendere i risultati. «Non c'è una porta chiusa definitivamente - continua il cardinale Maradiaga - il tema del diaconato femminile non è nuovo, la commissione attuale non ha ancora ultimato i suoi lavori, lo ha detto anche il Papa che deve continuare».
Dai padri sinodali è arrivata anche la proposta di introdurre il «peccato ecologico» inteso come un'azione o un'omissione contro Dio, il prossimo, la comunità e l'ambiente. «È un peccato contro le generazioni future - si legge - e si manifesta in atti e abitudini di inquinamento e distruzione dell'armonia dell'ambiente, trasgressioni contro i principi di interdipendenza e rottura delle reti di solidarietà tra le creature e contro le virtù della giustizia».
Anche su questo dovrà decidere papa Francesco che a tal proposito, al termine del suo discorso conclusivo delle assise pronunciato in spagnolo, ha citato Greta Thunberg, la giovane ambientalista svedese, ricordando un cartello dell'adolescente con scritto: «Il futuro è nostro».
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