Non si ferma la crescita del prezzo del gas che, dopo aver superato la soglia psicologica dei 300 euro a megawattora, ha toccato nella giornata di ieri i 324 euro (chiudendo con un massimo storico di 321,40 euro con un rialzo del 10%), un aumento costante dopo la notizia che i flussi del Nord Stream 1 saranno interrotti per tre giorni dal 31 agosto al 2 settembre per «manutenzione».
Il gasdotto è attualmente operativo con una capacità di appena il 20%, il che ha fatto salire alle stelle i prezzi dell'energia e spinto i paesi di tutta Europa a lanciare piani di emergenza per il risparmio energetico. Il governo tedesco ha affermato che Mosca sta usando la scusa della manutenzione delle turbine del Nord Stream come pretesto per limitare i flussi di gas utilizzando l'energia come un'arma politica nel tentativo di indebolire la scelta dell'Unione Europea di introdurre le sanzioni.
Le cattive notizie non finiscono qui perché il timore di uno stop totale del gasdotto si fa sempre più concreto al punto che, secondo alcuni analisti, i prezzi potrebbero addirittura toccare i 400 euro a megawattora.
Gli aumenti al prezzo del gas colpiscono l'intero tessuto economico, dalle famiglie al mondo imprenditoriale, e incidono, oltre che sull'inflazione, sulla stabilità del settore finanziario e bancario come spiega Antonio Patuelli, presidente dell'Associazione bancaria italiana: «È in corso un gravissimo terremoto finanziario perché il prezzo del gas sta continuamente moltiplicandosi, il che rischia presto di creare una grave esplosione dei costi per le imprese, con il conseguente rischio di una spirale di crisi aziendali, quindi finanziarie e occupazionali».
La crisi energetica, scrive il Financial Times, è una delle principali cause che ha portato gli hedge fund a realizzare la più grande scommessa contro il debito italiano dal 2008. Come spiega Gianclaudio Torlizzi, fondatore della società di consulenza finanziaria T-Commodity «il prossimo governo, pur rimanendo all'interno della cornice delle regole europee, dovrà agire per ottenere le necessarie compensazioni per far fronte agli inevitabili razionamenti energetici e riformare il green deal. In assenza della revisione strutturale dei piani climatici i prezzi dei beni energetici sono infatti destinati a rimanere estremi per molto tempo».
Intanto, mentre in Europa si continua a discutere del tetto al prezzo del gas, il governo Draghi lima gli ultimi dettagli del piano d'emergenza per il gas che dovrebbe essere reso noto nei prossimi giorni.
Oltre alla necessità di accelerare sui rigassificatori e di continuare a diversificare i fornitori (la dipendenza dal gas russo è scesa dal 40% al 18%), si va verso un piano su tre livelli di emergenza a seconda dell'aggravarsi della situazione. Tra le misure già scattate c'è la riduzione della temperatura negli uffici pubblici che non potrà essere superiore ai 19°C in inverno e inferiore ai 27°C in estate ma, in caso di peggioramento della situazione, i tagli dovrebbero essere più drastici. Si potrebbe così introdurre una riduzione di 2°C della temperatura nelle case limitando l'orario di accensione del riscaldamento in inverno e chiedendo ai Comuni di ridurre l'illuminazione pubblica nelle strade e sui monumenti fino al 40% dei consumi totali. Al tempo stesso gli uffici pubblici potrebbero chiudere in anticipo e anche ai negozi potrebbe essere chiesto di chiudere entro le 19 mentre i locali non dovrebbero rimanere aperti oltre le 23.
I rischi maggiori riguarderebbero le industrie energivore con la possibilità di subire un'interruzione della fornitura per un periodo limitato di tempo. È una corsa contro il tempo per evitare il temuto lockdown energetico.
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