L'attentato a Berlino, per quanto simile a quello di Nizza della scorsa estate, è considerato da alcuni esperti d'intelligence come il primo di una «nuova fase» dello Stato Islamico. Una fase in cui l'organizzazione terroristica, provata dalle sconfitte subite sul campo e da perdite ormai insostenibili, si prepara a rinunciare al controllo dei territori estesi tra la capitale siriana di Raqqa e quella, assediata, di Mosul. Un ritorno, insomma, a quella tipica struttura asimmetrica, tipica di ogni organizzazione terroristica, a cui anche l'Isis s'uniformava prima della proclamazione del Califfato da parte di Abu Bakr Al Baghdadi. Con il ritorno all'asimmetria promette di venir meno, però, anche l'utilità dei volontari europei attirati in Siria e Iraq in base a progetti che prevedevano l'inarrestabile espansione del Califfato.
Queste analisi, delineate tra novembre e dicembre da alcuni esperti dell'intelligence irachena e dall'agenzia di Bruxelles Europol nel rapporto del 2 dicembre intitolato Cambiamenti nel Modus Operandi dell'Isis rivisitato, ipotizzano però il brusco ritorno sulla scena del Vecchio Continente di molti dei cinquemila volontari che tra il 2013 e il 2016 hanno scelto di combattere sul fronte siriano o iracheno. Proprio il rientro di alcuni dei combattenti «di ritorno» potrebbe aver favorito la preparazione dell'attentato di Berlino. I 700 volontari partiti dalla Germania tra il 2012 e il 2015 rappresentano, assieme a quelli di Francia, Belgio e Inghilterra, uno dei più nutriti contingenti europei. Un contingente rafforzato dalla presenza in Germania di una consistente area «grigia» sospettata di garantire sostegni più o meno espressi, al terrore fondamentalista. Un'area alimentata, secondo i servizi segreti di Berlino, da oltre 40mila islamisti, tra cui almeno 9200 fanatici salafiti. Una vera falange jihadista diluitanell'insondabile massa d'oltre un milione d'immigrati entrati nel paese grazie alle politiche d'accoglienza lanciate dalla Merkel nel 2015. «Le stime di diverse agenzie d'intelligence nazionali - annotava il rapporto di Europol - segnalano la presenza in Europa di varie dozzine di elementi diretti dall'Isis capaci di mettere a segno attacchi progettati per colpire l'Europa durante le feste natalizie». Attacchi pianificati - specificava il coordinatore dell'antiterrorismo europeo Gilles de Kerchove - da persone «estremamente ben addestrate».
Paradossalmente il ritorno in Europa di molti emigrati della «guerra santa» veniva annunciato ai primi di dicembre anche dall'Isis. Il cinque di questo mese il nuovo portavoce Abu al-Hassan al-Muhajir, chiamato a sostituire quell'Adnani ucciso da un missile americano ai primi di settembre, invitava i fedeli a colpire i nemici sui loro stessi territori. «Colpiteli nelle loro case, nei loro mercati, nei loro ritrovi, nelle loro strade» - ordinava al Muhajir. Un ordine anticipato da quel militante dell'Isis che, per ben due volte, tenta - prima il il 26 novembre e poi il 5 dicembre - di utilizzare un dodicenne per colpire quei mercatini di Natale segnalati come possibili bersagli da Europol.
Ma la polizia tedesca preoccupata, in base alle istruzioni dei vertici politici, di non alimentare la rabbia anti rifugiati aveva minimizzato. Fino alla strage di lunedì sera quando il nuovo Isis e i jihadisti di ritorno hanno messo a segno, forse, il loro primo colpo in Germania.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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