Tutti di nuovo assolti i carabinieri e i poliziotti sotto accusa per la morte di Giuseppe Uva, il manovale varesino spirato in ospedale nel 2008 dopo una notte trascorsa in una caserma dell'Arma. Come in primo grado, tutti gli imputati sono stati dichiarati innocenti "perché il fatto non sussiste". Alla lettura della sentenza, avvocati e imputati hanno dato vita a scene di esultanza e di commozione, abbracciandosi ripetutamente nell'aula della Corte d'assise. Ma subito dopo i familiari di Uva hanno manifestato tutta la loro rabbia, affrontando in modo veemente i difensori degli imputati. Sono volate parole grosse fino a quando i carabinieri non hanno accompagnato tutti all'uscita (Guarda il video).
"Abbiamo fatto solo il nostro dovere quella sera", commentano gli imputati, per i quali la sentenza di oggi è un passo avanti rispetto anche alla assoluzione in primo grado: la fomula "il fatto non sussiste" (l'altra volta era "per non avere commesso il fatto") riconosce che Uva morì per cause naturali, e che l'accusa di omicidio era infondata già in partenza.
Per gli imputati, il sostituto procuratore generale Massimo Gaballo aveva chiesto pene pesanti, fra i dieci e i tredici anni di carcere. Pur ammettendo che non c'era alcuna prova di pestaggi ai danni di Uva, il pg aveva sostenuto che il decesso era stato causato dalla "tempesta emotiva" scatenata dall'arresto illegittimo, scattato dopo che l'uomo, in evidente stato di alterazione, era stato bloccato mentre compiva atti di vandalismo.
Ma anche l'accusa di avere arrestato Uva senza valido motivo è stata giudicata insussistente (Guarda il video).In conseguenza delle recenti modifiche al codice penale, la doppia sentenza di assoluzione non potrà essere impugnata in Cassazione.
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