Il «rumore dei nemici» che si trasforma e diventa un sentito commiato, un sentire comune. È un coro di voci forse in parte anche inaspettate. La considerazione che fa più effetto è forse quella di Antonio Ingroia: «Quando si perde un avversario è come perdere un pezzo di sé», dice l'ex magistrato, che ricorda gli interrogatori a cui ha sottoposto il Cav. Poi cita anche «tracce» che restano e che «non fanno bene all'Italia», però è la prima impressione quella che conta. Celebre il siparietto tra i due con tanto di gesto delle manette del Cav in Tv. Ma la lista, certo non di convertiti ma magari di ravveduti, è lunga. Romano Prodi, che di Berlusconi è stata la nemesi con qualche fondamento da «curato di campagna» (il copyright è del Cav), parteciperà ai funerali di Stato. E osserva: «Nel nostro lungo confronto politico abbiamo rappresentato mondi diversi e contrapposti, ma la nostra rivalità non è mai trascesa in sentimenti di inimicizia sul piano personale, mantenendo il confronto in un ambito di reciproco rispetto». L'ex premier accenta poi la battaglia europeista del fondatore del centrodestra. Giuseppe Conte che, seppur con qualche differenza di metodo comunicativo, ha guidato e guida il movimento più forcaiolo mai apparso di recente nel palcoscenico politico usa toni temperati: «Silvio Berlusconi è stato un imprenditore e un politico che in ogni campo in cui si è cimentato ha contribuito a scrivere pagine significative della nostra storia. Ha acceso e polarizzato il dibattito pubblico forse come nessun altro, e anche chi lo ha affrontato da avversario politico deve riconoscere che non gli sono mai mancati il coraggio, la passione, la tenacia». Elly Schlein, per una giornata, abbandona i panni del massimalismo di ritorno: «Siamo stati sempre avversari, ma in questo momento rimane il grande rispetto che si deve a un protagonista della storia e della vita politica del Paese», fa presente. Sabina Guzzanti, che dell'anti-berlusconismo è stata un'amazzone, posta via social: «Non posso dire che mi mancherà ma Berlusconi l'ultimo trucco». La foto allegata è la tipica rappresentazione che l'attrice mette in scena dell'ex presidente del Consiglio. Quella di Antonio Padellaro, oggi editorialista del Fatto ma già direttore dell'Unità, sembra una lezione di realismo: «Berlusconi mi mancherà: con lui non ci si annoiava mai in politica. Il Cavaliere ha creato un bipolarismo personale: l'Italia era divisa tra suoi fan e antiberlusconiani, e noi del Fatto eravamo i protagonisti per questi ultimi, venivamo accolti come rockstar nei palazzetti pieni». È il richiamo alle note dell'antiberlusconismo suonato per anni, e forse si percepisce una qualche forma di nostalgia.
Pure il presidente di Legacoop Simone Gamberini si unisce al rispettoso saluto collettivo: «Con Silvio Berlusconi scompare una delle personalità che hanno segnato la vita politica ed economica italiana negli ultimi trent'anni». La vignetta che Natangelo pubblica via Twitter è un ringraziamento della satira al Cav, con quest'ultimo che attraversa una fila di disegnatori inchinati. Un segno di rispetto, in ogni caso. Piero Fassino, che per un periodo è stato segretario dei Ds e dunque principale alternativa all'azzurro di Forza Italia, pesa ogni parola: «Se ne va un protagonista della storia dell'imprenditoria, della politica e dello sport, che ha segnato la vita del paese per trent'anni, sdoganando la destra e consentendole di assumere guida del Paese». Anche il plenipotenziario della Schlein Francesco Boccia fa esercizio di realismo: «Ha rappresentato un pezzo d'Italia, dall'imprenditoria fino alla politica. Mi sono scontrato con lui diverse volte ed ha rappresentato un'idea di Italia di centrodestra con la quale è difficile non fare i conti oggi».
Il Pd aveva già in parte rivisto il suo atteggiamento verso il creatore di centrodestra, un po' per la fase renziana e un po' per via dell'evidenza dei fatti. A fare notizia, a ben guardare, è soprattutto la fronda giustizialista che spende quasi parole d'elogio. E magari si pente un po'.
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