Il prof delle code che insegna a fare le file altrui

Gianni Cafaro è diventato famoso per essersi inventato il lavoro di codista. Ora lo insegna agli altri. E li assume

Il prof delle code che insegna a fare le file altrui

Alla sola idea, non sta più nella pelle. «Rinnoverò la mia carta d'identità e farò scrivere codista alla voce professione». Lui è Giovanni Cafaro, la persona che quell'attività l'ha inventata per davvero. Tanto da inaugurare, a Salerno, un corso per aspiranti codisti, con la possibilità di assunzione per due persone. Cosa faccia, s'è già capito: fare la fila al posto degli altri, degli insofferenti, degli impazienti, di chi non ha tempo, degli anarchici e di chi, per gli uffici pubblici, prova addirittura repulsione. Sì, Giovanni utilizza proprio questa parola quando tratteggia il modello ideale di cliente, e colpisce la sua spontaneità quando afferma che il lavoro da codista lo diverte. «Io adoro le code, di tutti i tipi. È un mestiere che mi piace perché è variegato, non è la solita routine da ufficio. E poi fai tante conoscenze». Alcuni dipendenti pubblici allo sportello, ormai, lo salutano come fosse un vecchio compagno delle elementari.

«I miei amici, all'inizio, mi prendevano in giro», ricorda Giovanni. Oggi, un po' meno. Se la Remax di Salerno sponsorizza un corso, al termine del quale assumerà il secondo e il terzo codista d'Italia, l'idea non è solo carina e divertente. Vuol dire che funziona. Oltre le stesse aspettative di Giovanni, che maturò l'idea del codista una mattina, alle Poste. «La gente sbuffava e si innervosiva. Signora, vuole che faccia la fila per lei?». La prima domanda, seguita da altre dieci, mille, cinquemila. Quanti i volantini disseminati in giro per Milano. Salernitano d'origine, Giovanni ci stava rimuginando da un pezzo: «Devo inventarmi un lavoro». Trovarne uno, manco a parlarne. Dopo aver perso il posto di responsabile marketing alla sua azienda, che a un certo punto decide di fare le valige e lasciare l'Italia, manda curricula di qua e di là. Chi gli risponde, lo giudica troppo qualificato. Sei mesi di ricerca inutile: a 41 anni, cosa fare? Mettersi in proprio diventa la risposta. E quando, quattro mesi dopo, un'azienda che lo aveva scartato lo richiama per offrirgli lo stesso posto, lui declina. «Devo recarmi all'Agenzia delle Entrate, non ho tempo».

In un anno, il business è pienamente rodato. Continuano ad arrivare clienti nuovi, quelli vecchi sono rimasti affezionati. Significa che la domanda è forte, l'Italia ha bisogno di altri codisti. Quali sono i requisiti per diventarlo? «Soprattutto doti caratteriali: calma, pazienza. Io stesso riconosco di averle come qualità innate. Succede spesso che le persone in coda si alterino, quasi sempre ho cercato di tranquillizzarle. E poi la capacità di relazionarsi e un approccio convinto». Il corso, riservato a 20 iscritti e in programma il 19 febbraio, insegnerà a tutti gli aspiranti il modo giusto di affrontare al meglio le code, gestendo le situazioni critiche e evitando conseguenze indesiderate. «Non è un lavoro improvvisato, occorre essere preparati». E oggi il codista ha pure un suo contratto collettivo nazionale: «Dopo un breve periodo di lavoro, il codista può essere assunto a tempo indeterminato». Proprio quello che succederà a Salerno. Anzi, Giovanni annuncia che a breve anche altre aziende intraprenderanno la stessa strada.

Aziende o liberi professionisti, non fa differenza. Giovanni lavora per tutti. Accetta di buon grado anche la fila per l'iPhone o per il libro di Belen. E lo stipendio? «Ci campo, ci campo». Il tariffario è di dieci euro per ora di coda effettiva. «Dico la verità - sottolinea Giovanni -, qualcuno, al posto mio, avrebbe potuto fare il furbo.

E invece la gente si è fidata subito di me, sono rimasto sorpreso». La notorietà lo coccola, ma la cosa che più lo rende orgoglioso è questa: «Dare l'occasione alle persone di trovare un lavoro. Io ho perso il mio posto, e so benissimo com'è difficile una situazione del genere».

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