Bene, altre quattro giovani ragazze rapite sono tornate, Israele si commuove e gioisce coi genitori miracolati, è un miracolo riportarle in vita alle loro famiglie, Israele è unita nella gioia, certo significa che Hamas ha accettato ciò che fino a ieri aveva rifiutato, e tuttavia la manipolazione assassina di Hamas è al massimo.
Lo scopo ieri è stato mettere in scena una Hamas militarizzata e vittoriosa, sopravvissuta fra le rovine al potere e coi suoi armati. Si è costruito apposta il palcoscenico da cui vantarsi della liberazione dei terroristi; in scena armi e automobili da cerimonia, obbedienza e disciplina, sui teleschermi lo spregio delle ragazze esibite di fronte agli slogan antisraeliani sullo sfondo, costrette a una recita che per fortuna hanno retto con coraggio. Hamas ha ribadito il controllo sulla gente di Gaza, come il sinistro coro di una tragedia ha minacciato di nuovo Israele. Ma il risultato è doppio: da una parte l'ostentazione da parte dei macellai di una forza decisa a tutto dopo che ha fatto tutto il male di cui è capace, e questo per dire «abbiamo vinto». Non è vero, ma vuole essere un gesto umiliante per Israele. E Israele adesso sa meglio che ha molto cui badare mentre gestisce lo scambio, e che Hamas per vanità e provocazione potrebbe violarlo: la sua volontà di umiliare lo Stato Ebraico può cercare di piegare Israele, di avvantaggiarsi della passione per la liberazione dei rapiti. Nulla, nell'ambito della storia della sciagura che si è abbattuta su Israele il 7 ottobre, è stato peggiore dell'avventura di Liri, Karina, Daniela e Naama alla base di Nahal Oz quando sono state rapite: è là che le «tazpitaniot», ovvero le ragazze addette a osservare i movimenti al confine con Gaza videro ciò che stava per accadere, capirono, raccontarono, non furono credute, furono travolte. 66 soldati e soldatesse furono uccisi, mentre sette sono state rapite; fra loro Adam Berger è ancora nelle mani di Hamas, Noa Marciano di 19 anni è stata uccisa, e Ori Megish è tornata con uno scambio precedente. Le rovine carbonizzate dei loro posti di osservazione, lo stanzone in cui furono brutalizzate, ferite, trascinate via in pigiama, mentre il cadavere di una loro compagna giaceva sui loro piedi, dai mostri della Nukba sono parte della storia del più grande fallimento della storia di Israele, e la liberazione delle quattro soldatesse ventenni è una vittoria. Tutto il mondo le aveva già viste filmate al momento dell'assalto, e un paio di mesi fa Hamas circolò un video che rappresentava Liri disperata; Daniela, e non era vero, era data per morta. Tutti giochi perversi. Per ora, non sappiamo cosa hanno attraversato queste creature, forse la fame, la tortura e la persecuzione sessuale; si può immaginare che una settimana fa le abbiano riempite di vitamine e di ordini di sorridere. Le ragazze hanno resistito vestite in divisa per simulare un vero scambio ufficiale fra poteri organizzati e soldati delle due parti. Ma i loro soldati che si liberano in queste ore sono terroristi palestinesi condannati a ergastoli plurimi per decine di morti in attacchi terroristici.
Hamas gioca duro: nonostante Gaza sia distrutta, usando i proventi dell'aiuto umanitario sottratto alla gente, è riuscita ad arruolare nuovi terroristi, forse 20mila, sostituendo così, dice una ricerca americana, i morti della nukba. E un dato nuovo è stata anche la sfacciataggine di ieri. Vedremo il seguito.
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