La patrimoniale c'è già. È incassata da vigili urbani vendicativi come l'Alberto Sordi che non guardava in faccia nemmeno il suo capo in uno dei suoi film più celebri. Ma allora eravamo nel 1960, vivevamo il primo boom motoristico e la cosa ci sembrava esotica, per questo ci faceva ridere. Oggi ci fa piangere. Di rabbia e frustrazione.
I dati del ministero dell'Interno che scioriniamo a fianco ci raccontano che in città come Milano il comune incassa oltre cento milioni all'anno solo con verbali irrorati agli automobilisti, che pagano a caro prezzo l'ormai discutibile privilegio di avere una vettura con la quale hanno la pretesa di recarsi ogni giorno al lavoro. E questo giochino, nel quale sembrano specializzate alcune amministrazione di centrosinistra, non sembra lasciare indifferenti nemmeno certe giunte di centrodestra. Il bilancio è bilancio per tutti, non ha colore politico e nei contesti locali è anche più difficile buttarla in politica. Semplicemente fare cassa con gli autovelox è facilissimo, soprattutto se si ha l'accortezza di piazzare le odiose macchinette nei punti in cui si sa benissimo che l'automobilista è indotto ad appesantire il piede sull'acceleratore. O ancora peggio nascondendole in punti strategici finendo per tradire il principio sacro delle sanzioni sulla mobilità: che servano, cioè, a garantire la sicurezza di chi guida e di chi passa di lì, e non a far cassa facilmente.
Certo, è giusto penalizzare chi non rispetta le regole, ci mancherebbe. Se non esistessero le sanzioni le strade sarebbero un Far West. Ma la legge deve essere ragionevole ed equa. E quanto si parla di multe, il verbale non è affatto uguale per tutti.
A Milano ogni anno gli automobilisti pagano 13 milioni per multe da autovelox e i napoletani solo 27mila euro, mentre addirittura la salentina Melpignano ne ha fatto la principale industria cittadina, con quasi 5 milioni garantiti dai dispositivi di controllo della velocità a un comune di 2.315 abitanti. Ora che si parla di pace fiscale questa schizofrenia assomiglia a una vera e propria guerra dichiarata a un'intera categoria di italiani, che alla fine ci comprende quasi tutti: i guidatori.
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