La protesta durante il Tg: arriva la prima condanna per la giornalista-eroina

Per la Novaya Gazeta, il giornale del premio Nobel Dmitrij Muratov, è come Giovanna d'Arco, "destinata al rogo ma capace di salvare il suo Paese. Con il suo gesto Marina Ovsyannikova ha salvato l'onore della Russia"

La protesta durante il Tg: arriva la prima condanna per la giornalista-eroina

Per la Novaya Gazeta, il giornale del premio Nobel Dmitrij Muratov, è come Giovanna d'Arco, «destinata al rogo ma capace di salvare il suo Paese. Con il suo gesto Marina Ovsyannikova ha salvato l'onore della Russia». Mentre andava in onda Vremja, il principale telegiornale della tv, Marina ha rivelato a tutti che il re è nudo. Si è piazzata dietro la giornalista che leggeva le notizie con un cartello: no alla guerra, non credete alla propaganda, vi imbrogliano. «Fermate la guerra», ha urlato.

Cinque secondi in tutto prima di un provvidenziale stacco, ma cinque secondi che sono bastati per fare la differenza. Per lei innanzitutto: 125mila adesioni quasi immediate sulla sua pagina Facebook, non più accessibile dalla Russia, i ringraziamenti del presidente ucraino Zelensky e di Boris Johnson, l'offerta di protezione consolare da parte di Emmanuel Macron.

Per 17 ore è stata irraggiungibile anche dai suoi avvocati, chiusa in una camera di sicurezza, poi è ricomparsa nel pomeriggio, nell'aula di giustizia in cui ha ricevuto la prima condanna prima del rilascio: 30mila rubli di multa, l'equivalente di circa 250 euro, per manifestazione non autorizzata. Nessun riferimento alla norma più temibile, quella destinata a chi diffonde «false notizie» sulla guerra e che può portare anche a 15 anni di galera. Per la giustizia russa non è un problema: quando l'attenzione su di lei si sarà scemata, se e quando lo zar del Cremlino lo riterrà opportuno, la scure della repressione si abbatterà implacabile su di lei.

Eppure non sembrava un tipo da colpi di testa, dicono adesso i suoi colleghi del primo canale della tv, dove lavorava da anni. Parlava sempre di cose normali, i figli, la casa, i cani. Il marito, dal quale pare abbia divorziato qualche tempo fa, lavora in un'altra tv allineata, Rt, una grancassa di Putin. Anche per questo quando è entrata nello studio nessuno ci ha fatto caso.

Il gesto, però, era stato preparato con cura: poche ore prima Marina aveva cambiato la foto del suo profilo social, indossando una collana con i colori delle due bandiere, russa e ucraina. Poi aveva registrato un messaggio video: «Purtroppo per anni ho lavorato al Primo canale e contribuito alla propaganda. Oggi me ne vergogno, mi vergogno di aver partecipato a rendere i russi come degli zombie. Siamo stati in silenzio quando nel 2014 tutto è iniziato, quando il Cremlino ha avvelenato Navalny. In silenzio ci limitiamo a osservare questo regime disumano. E adesso il mondo intero ci volta le spalle e le prossime dieci generazioni non basteranno a purificarci dalla vergogna di questa guerra fratricida. Quello che accade in Ucraina è un crimine è la Russia è l'aggressore. La responsabilità è sulle spalle di un solo uomo: Vladimir Putin».

Il papà di Marina è ucraino, la madre una russa: «non siamo mai stati nemici», dice nel suo messaggio a proposito dei due popoli. Lei è nata nel 1978 a Odessa, in Ucraina, ha studiato in Russia, da anni vive a Mosca. Le immagini sui social la mostrano con i due figli, molte foto raccontano i suoi viaggi: il Mar Nero, ma anche l'Italia e Londra; raccontano la passione per lo sport, i cani di cui parlava con i colleghi. Una vita piena e ricca. Un paio di amici interpellati dal Guardian ne parlano come di una persona «generosa» e dicono che non si sarebbero mai aspettati «che rinunciasse a tutto». Per il Cremlino il suo è un gesto tra i più pericolosi: rischia di sgonfiare la grande bugia su cui Putin ha costruito il potere e la sua ultima sanguinosa avventura.

Tre famosi giornalisti di altrettanti canali a controllo pubblico si sono dimessi nelle ultime ore.

Quanto a Marina Ovsyannikova, scrive il giornale del premio Nobel Muratov, non sappiamo cosa succederà di lei adesso. Ma sappiamo che per tutta la vita i suoi figli potranno guardarla ed essere orgogliosi.

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