Pugno Maduro: oltre 2mila arresti

Il contestato presidente contro la "guarimba". E annuncia pene massime per tutti

Pugno Maduro: oltre 2mila arresti
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Almeno 2mila persone sono state arrestate nell'ultima settimana in Venezuela, come rivendicato dallo stesso presidente Nicolás Maduro in tono minaccioso sulla tv di stato. Tutte portate via da casa o sequestrate in strada con la scusa di far parte della cosiddetta «guarimba», con cui in Venezuela si identifica la protesta con barricate e posti di blocco stradali. Per Maduro e i suoi generali (la metà dei suoi ministri lo sono) i guarimberos sono tutti quelli che si identificano con l'opposizione e le sue manifestazioni pacifiche, come quella che sabato ha indetto Edmundo González, accompagnato dalla vincitrice delle primarie dell'opposizione, María Corina Machado.

«I pattugliamenti militari e della polizia continueranno in tutto il Paese» ha minacciato il presidente de facto Maduro in tv, assicurando che «andranno tutti a Tocorón e Tocuyito (due carceri note per le torture). Questa volta non ci sarà perdono, ciò che hanno fatto è molto grave e tutti questi guarimberos andranno ai lavori forzati, per costruire quelle strade che ora bloccano e di cui il Venezuela ha tanto bisogno».

17.800 prigionieri politici, 2mila vittime di tortura, 8 milioni di venezuelani fuggiti dal paese, 325 persone uccise durante le proteste e centinaia di desaparecidos. Sino ad oggi questo è il curriculum vitae di Nicolás Maduro da quando, nel 2013, Hugo Chávez lo scelse come suo delfino e gli consegnò il potere chavista. Ora, dopo che la frode delle presidenziali del 28 luglio scorso è stata così macroscopica da non potere essere accettata neanche da presidenti suoi amici di ideologia come il brasiliano Lula ed il colombiano Gustavo Petro, il suo cv dittatoriale è purtroppo destinato ad arricchirsi.

Il target della dittatura sono adesso i testimoni elettorali riuniti da Maria Corina Machado nei cosiddetti comanditos, un milione di persone che hanno permesso di ottenere i registri elettorali in quasi tutti i 16mila seggi del paese. Il loro compito principale è stato registrare i verbali (le cosiddette ricevute di voto) che le macchine stampavano prima di inviare i risultati alla commissione elettorale nazionale.

Per questo oggi non solo gli Stati Uniti e una manciata di altri stati latinoamericani ma anche giornali da sempre molto teneri con Maduro come El País a riconoscere la vittoria di González: l'opposizione l'81,7% delle schede le ha messe online, trasmesse alle principali ong del mondo e dalle schede si prova la schiacciante vittoria (70% contro il 30%) di González. Maduro e la sua dittatura, dopo essersi limitati a dire che avevano vinto con il 51% dei voti, ad oggi non hanno mostrato neanche le schede di un seggio.

In compenso Maduro ha ordinato la criminalizzazione dei comanditos. Tra i suoi propagandisti più attivi c'è Pedro Carvajalino, che dirige un programma sulla Tv di stato e ospita una piattaforma di news finanziata dalla moglie del businessman colombiano Alex Saab, l'italiana Camilla Fabri. Carvajalino ripete come un mantra che «i terroristi di Maria Corina vogliono bruciare le persone».

I fatti dicono l'esatto contrario visto che ieri il Comandante Strategico Operativo delle Forze Armate bolivariane, il generale Domingo Antonio Hernández Lárez, ha definito i testimoni elettorali dell'opposizione «mercenari fascisti nazisti, membri dei comanditos usati dall''strema destra razzista venezuelana, che saranno catturati e consegnati alla giustizia uno per uno. Operazione congiunta Repubblica 2024 per la difesa della patria». Con queste premesse l'appello di ieri del Santo Padre per la verità e la pace in Venezuela rischia di cadere nel vuoto.

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