“Putin? Va fermato, è una minaccia" “Io? Sono pacifista come il Papa…"

Mentre la guerra imperversa, la politica italiana si divide sul riarmo. Ecco le opinioni del senatore grillino Alberto Airola e del deputato dem Andrea Romano

“Putin?  Va fermato, è una minaccia" “Io? Sono pacifista come il Papa…"

Mentre la guerra tra Russia e Ucraina imperversa, la politica italiana si divide sull'invio delle armi a Kiev e sull'aumento della spesa militare. Per la rubrica Il bianco e il nero, sul tema, abbiamo sentito il

Cosa pensa del conflitto russo-ucraino?

Airola: “Sono vicino al popolo ucraino e mi infastidisce sentirmi dire che, se sono per la pace, allora sono a favore di Putin. Anche il Papa è contrario all’invio delle armi e all’aumento delle spese militari. Perché non posso esserlo anch’io? È difficile in questo momento ma essenziale riattivare ai massimi livelli la diplomazia. Servono figure di alto profilo per mediare. Non escludo che lo stesso Papa Francesco sia prossimo a fare questo passo”.

Romano: “Si tratta di un'aggressione del tutto immotivata del regime di Putin ai danni di una nazione sovrana, indipendente e che non poneva alcuna minaccia come l'Ucraina. È una conclamata violazione del diritto internazionale, della Carta delle Nazioni Unite e degli equilibri di sicurezza europei. Una minaccia diretta alla popolazione civile dell'Ucraina e indiretta alla sicurezza di qualunque Paese europeo”.

Di chi è la colpa dello scoppio della guerra?

Airola: “Premesso che l’Ucraina è la vittima e la Russia è l’aggressore, sulle cause della guerra ci sarebbe da discutere. Vengono da lontano È vero, infatti, che la Nato non ha rispettato gli accordi verbali del 1989 e si è spinta troppo ad Est. Questa non è una giustificazione all'aggressione ma è stato sicuramente la causa di una escalation nella radicalizzazione di posizioni antagoniste”.

Romano: “La responsabilità del regime di Putin è palese e indiscutibile, a partire dalla decisione di invadere l'Ucraina (negata fino al giorno prima) e proseguendo con la scelta di infliggere alla popolazione civile ucraina bombardamenti indiscriminati e pratiche da crimini di guerra. È del tutto falsa e infondata la tesi putiniana secondo cui l'Ucraina avrebbe posto una minaccia alla sicurezza della Federazione Russa, così come quella di un "accerchiamento della Nato" che non esiste né è prevista: anche perché sono decenni che la Nato si trova ai confini russi (con la Norvegia per linee territoriali e con la Turchia sul Mar Nero) e molti anni che alcune ex repubbliche sovietiche o dell'area un tempo di influenza sovietica hanno liberamente deciso di entrare nell'Alleanza Atlantica”.

Era presente in Aula quando ha parlato il presidente ucraino Zelensky?

Airola: “Non sono andato a sentire il discorso di Zelensky perché ero in viaggio, ma non sarei andato a prescindere. Personalmente non mi convince un leader che è sempre collegato ovunque sui social mentre sul suo Paese piovono le bombe”.

Romano: “Ero presente e ho trovato quel discorso pieno di verità e dignità, riconoscendovi il coraggio non solo personale di Zelensky ma di un'intera nazione aggredita e devastata dalla violenza militare del putinismo”.

Sarebbe favorevole all’istituzione di una no-fly zone della Nato in Ucraina?

Airola: “La No-fly zone, di cui Zelensky non parla quasi più, è la molla che può far scoppiare la terza guerra mondiale e io penso sì al popolo ucraino, ma anche a quello italiano. Non voglio vedere i civili del mio Paese rintanati nelle cantine a proteggerci dalle bombe”.

Romano: “No, non credo che l'istituzione di una No-Fly Zone aiuterebbe la risoluzione del conflitto. Quello che serve è quanto la comunità internazionale e l'Unione europea stanno facendo: isolare il regime di Putin con rigorose sanzioni economiche, sostenere la Resistenza ucraina, accogliere i profughi ucraini, adoperarsi ogni giorno con sforzi diplomatici per giungere quanto prima ad un cessate il fuoco e ad una soluzione che fermi l'aggressione di Putin salvaguardando l'integrità territoriale ucraina”.

Lei è favorevole all’aumento delle spese militari?

Airola: “L’aumento delle spese militari è stato portato al 2% del Pil per volontà della Nato che lo chiede da tempo. In tempi recenti abbiamo onorato questo patto, fino all'1,7%. Oggi non ce lo possiamo permettere. C'è anche il tentativo di iniziare un percorso per creare un esercito Europeo (la Bussola strategica o Strategic Compass). Ma come avere un esercito in comune se prima non si ha una visione politica europea interna ed estera comune?”.

Romano: “L'aumento delle spese militari va collocato in una logica europea e sovranazionale, sottraendola ad una declinazione solo nazionale.

L'aggressione di Putin all'Ucraina chiede un rafforzamento dei meccanismi di dissuasione anche militare, oltre che diplomatica. E la dissuasione sarà tanto più efficace quanto vedrà crescere la dimensione europea della difesa”.

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