In politica nulla è certo ma il sistema più affidabile affinché i movimenti populisti estremi crescano ancora, fino a meritarsi alla fine di governare, è proprio la conventio ad excludendum, cioè la stessa ricetta cucinata più in grande dopo le elezioni europee. Mentre andrebbe fatto esattamente il contrario, ossia tirarli dentro a una coalizione di governo. Per un partito politico niente è più pericoloso e devastante che governare, tradurre in atti concreti le promesse sbandierate con leggerezza. L'esempio recente italiano insegna. La Lega, poi Renzi, infine i 5S: è bastato entrare nella stanza dei bottoni per sgonfiare la metà dei consensi. Al contrario, è innegabile che buona parte del successo di Giorgia Meloni sia ascrivibile ad anni di costante opposizione.
Tornando alla Germania, l'esclusione viene motivata dalla posizione più irricevibile di tutte, l'ispirazione al nazismo, per poi tirar dentro come in un buco nero anche le altre: opposizione all'Europa e rifiuto dell'immigrazione, per citare le principali. Premesso che un popolo potrebbe ancora avere il diritto di decidere se accogliere o non accogliere i migranti e se stare dentro o fuori l'Europa, come ad esempio hanno scelto i Britannici senza che nessuno si sia permesso di giudicarli di serie B, veniamo al nazismo.
Siamo sicuri che l'obiettivo di milioni di persone sia di sfilare nei cortei col braccio alzato per rinchiudere e sterminare le altre razze? È davvero questo ciò che gli manca e li spinge a votare per questi movimenti? Cittadini che manco hanno conosciuto quel periodo, se non attraverso slogan messi insieme alla bell'e meglio. Non sarebbe meglio chiedersi cos'è che li muove? Anche perché, storia alla mano, il nazismo nacque e prosperò non per una voglia irrefrenabile di gasare gli ebrei, ma per come era stata trattata la Germania sconfitta. Quei cittadini erano cresciuti con la cultura iniettata da Bismark, che aveva dato dignità di Stato alla nazione tedesca dopo la fine del Sacro Romano Impero prodotta dalle guerre di Napoleone, un francese. Dopo la Grande Guerra si trovarono sconfitti e poi umiliati e devastati dalle sanzioni e dalla loro applicazione, che più miope e stupida e ingiusta non avrebbe potuto essere ricordarsi di mandare un biglietto di ringraziamento a Parigi; sì sempre loro.
Puntare sul nazismo è un'ottima mossa per rendere questi movimenti non edibili e tenerli fuori dalle stanze dei bottoni, finché funziona, ma quali molle hanno spinto davvero i tedeschi a votarli?
La Germania ha gravissimi problemi economici, causati dalle sue politiche e da quelle prodotte a Bruxelles ma sempre su licenza di Berlino. Come e più del resto d'Europa è impelagata in una guerra che non ha né capo né soprattutto coda, il cui conto è salatissimo. Ha promosso e imposto una transizione energetica ininfluente sull'ambiente che però ha messo in ginocchio quel sistema industriale che era stato il suo fiore all'occhiello e la locomotiva del continente. L'energia, linfa vitale delle attività produttive, è stata molto compromessa dalla chiusura delle centrali nucleari e dal sabotaggio dei gasdotti NordStream 1 e 2, costringendo alla apertura di miniere di carbone e lignite. I tedeschi dell'Est erano stati sedotti dall'efficienza e dalla prosperità dell'Ovest.
Mai avrebbero immaginato di assistere alla chiusura di stabilimenti.Allora, sono o non sono motivi plausibili per rovesciare quel tavolo dove stanno apparecchiati gli artefici di un tale disastro, insulso quanto inutile? Oppure dobbiamo raccontarci che vogliono il ritorno del Führer?
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