Dal Viminale, durante tutta la fase dell’emergenza coronavirus, è sempre emersa una certa sicurezza: i migranti, sotto il profilo del pericolo relativo al contagio, non hanno mai rappresentato un problema. Lo ha dichiarato lo stesso ministro Luciana Lamorgese già a marzo, quando l’epidemia in Italia doveva ancora raggiungere il picco: “Tutti i pochi migranti, circa 240, arrivati a marzo sono stati posti in quarantena per 14 giorni – aveva dichiarato il titolare del Viminale su SkyTg24 il 28 marzo – Inoltre vengono fatti controlli regolari nei Cara in cui c'è la larga parte dei migranti in accoglienza e abbiamo dato istruzioni agli enti gestori di osservare le regole stabilite dal ministero della Salute”.
Dunque tutto nella norma, tutto sotto controllo: pochi migranti contagiati e, soprattutto, poche possibilità che per davvero il fenomeno migratorio potesse incidere sull’emergenza sanitaria. Un concetto questo che è stato ribadito appena una settimana fa: “I casi di contagi tra i migranti sono stati, almeno fino a ora, pochissimi, nell’ordine delle unità”, ha dichiarato sempre Luciana Lamorgese a Famiglia Cristiana il 17 giugno scorso.
Parole che confermano l’orientamento generale anche della maggioranza di governo ed in particolare dell’ala più rossa della formazione giallorossa. Ad esempio il 5 maggio scorso l’eurodeputato del Pd Pietro Bartolo, noto per la sua attività di medico di Lampedusa e riferimento politico per i sostenitori delle Ong, rispondendo ad una deputata siciliana che palesava i possibili problemi sanitari derivanti dall’aumento degli sbarchi ha minimizzato affermando, tra le altre cose, che in realtà “il virus è stato portato dal nord e non viene da sud”.
I rischi però non sono mai mancati. A Pozzallo ad esempio, già ad aprile un migrante sbarcato a Lampedusa era risultato positivo all’interno del locale hotspot. E questo ha generato confusione nel sistema di accoglienza, perché da quel momento in poi è aumentata l’esigenza di trovare strutture idonee a far rispettare il distanziamento sociale. Una difficoltà ammessa dalla Lamorgese in audizione alla Camera il 21 aprile scorso.
Qualcosa quindi bolliva in pentola, ora la situazione rischia di palesarsi in tutte le sue complessità dopo il caso riguardante la Sea Watch. Aver trovato 28 migranti positivi a bordo della nave dell’Ong tedesca dopo l’approdo a Porto Empedocle, ha fatto ben comprendere i pericoli derivanti dagli sbarchi. Siano essi autonomi, con barchini in grado di arrivare direttamente a Lampedusa od in Sicilia, oppure come in questo caso inerenti alle attività delle Ong.
Ed ora sulla possibile commistione tra le emergenze sanitarie e quelle migratorie è esplosa la bagarre politica. A partire dalle dichiarazioni dell’ex ministro dell’Interno, Matteo Salvini: “Il Viminale è sicuro che non ci siano problemi – ha affermato il leader della Lega – Così com’era sicuro non ci sarebbero stati sbarchi”.
“Prima ha negato il problema-sbarchi – ha quindi proseguito Salvini – poi ha smentito il rischio di malattie tra gli immigrati, ora che spuntano decine di positivi al Covid afferma che “è tutto sotto controllo”. Il Viminale è allo sbando: l’ultima volta che aveva mostrato tanta sicurezza era per sostenere “pochissimi contagi tra chi è arrivato in Italia”, una settimana fa.
Abbiamo visto come è finita. Questo governo mette in pericolo l’Italia”. Ed intanto Porto Empedocle già da qualche ora vive con lo spettro di una zona rossa a bordo della Moby Zazà, la nave usata per la quarantena dei migranti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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