Quante carriere furbette costruite sull'antimafia

L'arresto del paladino antiracket Helg alza il velo su quelli che hanno usato la bandiera della legalità per le poltrone. Da Orlando a Crocetta e Ingroia, ecco chi ha fatto strada

Quante carriere furbette costruite sull'antimafia

Eccoli lì, in prima fila, seduti su poltrone che contano. Lì, un po' stupiti di fronte al doppio terremoto - quello dell'indagine per mafia sul paladino della legalità, il presidente degli industriali siciliani Antonello Montante, e l'arresto, due giorni fa, della bandiera antiracket Roberto Helg, il presidente della Camera di Commercio di Palermo beccato a fare l'estorsore - che ha scosso l'aura di impunità che sinora ha protetto il pianeta antimafia. Quel mondo dorato che loro hanno costruito a colpi di patenti di mafioso affibbiate al prossimo, di divisioni del mondo in squadre di buoni (loro, ça va sans dire ) e di cattivi.

«Professionisti dell'antimafia», sintetizzava nel 1987 il Corriere della sera nel titolo di un celebre articolo di Leonardo Sciascia. Furbetti dell'antimafia, potremmo definirli oggi. Da Leoluca Orlando, sindaco oggi come allora (e infatti citato pur senza nome nell'articolo del Corsera di 31 anni fa) che sull'antimafia ha marciato da sempre (anche a costo di travolgere chi la mafia la combatteva per mestiere, vedi la storia delle «carte nei cassetti» che a Giovanni Falcone costò un procedimento al Csm), a Rosario Crocetta, governatore di una Sicilia sull'orlo del fallimento, che non lesina aiuti agli amici (vedi l'ex baby assessore Nelli Scilabra uscita dalla giunta dove rischiava la sfiducia ma portata nella sua segreteria, a spese del contribuente) e che però distribuisce patenti antimafia a destra e a manca, e chi lo critica è mafioso. Da Giuseppe, anzi Beppe Lumia, senatore, già presidente della commissione Antimafia, che di mafia e legalità predica sempre, (tralasciando fatti imbarazzanti che lo riguardano come la causa intentatagli dal suo ex addetto stampa e persa dal giornalista), ad Antonio Ingroia, l'ex pm che dopo il flop politico ha trovato in Crocetta il suo nume tutelare, visto che il governatore lo ha sistemato al vertice di una società regionale.

Helg, intercettato e beccato con 100mila euro di mazzetta, ha ammesso tutto e sta parlando, oggi ci sarà l'udienza di convalida del fermo. Intanto, l'inchiesta prosegue, e punta a individuare una eventuale cricca che taglieggiava i commercianti in aeroporto. Si spulciano gli appalti della Gesap, la società di gestione dello scalo di cui Helg era vicepresidente, già al centro di un'altra inchiesta. Nel frattempo, però, tutti si smarcano dall'ormai ex simbolo antiracket. Il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli invoca «fermezza assoluta senza se e senza ma». Orlando su Helg non si sbilancia: sobria nota di sostegno ai giudici e annuncio di costituzione di parte civile del Comune di Palermo. Silenzio da Ingroia. Certo, l'ex pm tra polemiche legate al maxi-stipendio (200mila euro, ha scritto l'Espresso , «cifre sballate per colpirmi» ha replicato lui) e inchiesta della Corte dei conti che lo ha messo sotto accusa come amministratore di Sicilia e-Servizi, ha altro a cui pensare. Lumia rinnega Helg, considerato a lui vicino: «Fatto gravissimo». Ma il capolavoro è del suo amico Crocetta, che proclama: «La si smetta di dire che Helg era un rappresentante della lotta alla mafia e al racket». Fatto, via l'eroe in disgrazia via il problema per l'antimafia delle carriere.

Chiosa il giurista Giovanni Fiandaca, considerato eretico dagli antimafiosi doc visto che ha criticato il processo sulla trattativa Stato-mafia: «Fatti di pubblico dominio fanno apparire verosimile che l'antimafia sia stata strumentalizzata per fini di consenso e di potere». Gli anatemi dei distributori di patenti antimafia arriveranno. Scommettiamo?

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