La politicizzazione della cultura è un fenomeno a cui siamo abituati: spettacoli, rassegne letterarie, festival, kermesse, sono in realtà composti da ospiti e programmi con un preciso orientamento. La sinistra, ça va sans dire, ha occupato l'apparato culturale italiano e, dietro attività apparentemente culturali, si nascondono finalità ideologiche. Un modus operandi discutibile se realizzato con fondi pubblici ed è il rischio che si cela dietro il progetto «MigrArti» finanziato con 385.361,15 euro da Ales S.p.a., società controllata al 100% dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali.
L'approvazione dei fondi destinati a «MigrArti» è avvenuta con un decreto firmato dal ministro Dario Franceschini (nel tondo) in data 1 ottobre 2020 durante il governo Conte ma, a partire dalle prossime settimane, si svolgeranno le attività finanziate dalla partecipata del ministero. Ufficialmente nato per «contribuire alla valorizzazione e alla diffusione delle culture di provenienza delle comunità di immigrati stabilmente residenti in Italia», prima che i fondi venissero tagliati nel 2018 per la volontà dell'allora sottosegretario ai Beni culturali Lucia Borgonzoni, la realizzazione concreta del progetto è stata di ben altro tenore. Come spiega la Borgonzoni - che oggi ricopre nuovamente l'incarico di sottosegretario - «questo progetto non andava rifinanziato poiché viene utilizzato come uno strumento contro chiunque voglia gestire l'immigrazione. A suo tempo era Salvini, preso di mira da parte di alcune associazioni che hanno partecipato a questi bandi, oggi potrebbe essere Draghi per le sue politiche verso la Libia. Sono avvenute prese di posizioni molto violente da parte di alcuni vincitori del bando che non dovrebbero ricevere finanziamenti pubblici».
Ci sono inoltre almeno altre due questioni. Anzitutto l'opportunità di finanziare con quasi 400mila euro un progetto del genere visto il particolare momento sche sta vivendo il mondo dello spettacolo e della cultura a causa del Covid. Non sarebbe stato più opportuno destinare questi fondi ad altre finalità? Con intere compagnie teatrali in ginocchio e un settore in forte difficoltà, utilizzare risorse pubbliche per un bando divisivo è quantomeno inappropriato. «Già nel 2018 avevo proposto di usare questi fondi per parlare del tema delle violenze delle donne sia italiane sia straniere, un argomento purtroppo attuale allora come oggi», puntualizza la Borgonzoni.
Anche perché, leggendo le finalità di Ales «orientate a supportare il Ministero della Cultura in numerosi progetti di miglioramento delle condizioni di fruibilità del patrimonio archeologico, artistico, architettonico, paesaggistico e archivistico e bibliotecario italiano», è lecito chiedersi quale contributo alla cultura italiana possa offrire un bando vinto in passato da alcune realtà che, invece di combattere l'odio, sono state esse stesse fautrici di interventi e posizioni violente contro chi ha sostenuto la necessità di diverse politiche migratorie.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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