Milano Da via Cadore-angolo via Bergamo ai primi civici di via Muratori c'è un chilometro esatto di strada. Quattro minuti in macchina. È alla sera del 10 settembre 2012, quando in un agguato a colpi di pistola vennero giustiziati Massimiliano Spelta, 43 anni, e la giovane moglie dominicana Carolina Ortiz Paiano che corre il pensiero dopo i fatti di ieri mattina. Siamo sempre in zona Porta Romana, là era l'ora dell'aperitivo, qui sono i minuti in cui i ragazzi entrano a scuola. Sullo sfondo, in entrambi i delitti, il traffico di cocaina. Anche sette anni fa i sicari erano stati spavaldi. La bambina della coppia, di soli due anni, che era in braccio alla madre mentre cercava di sfuggire all'esecuzione, rimase miracolosamente illesa.
Milano non è il Far West, ma sparatorie e agguati punteggiano il quasi sempre placido corso del fiume di «roba» che invade la città. Per un debito di droga di 10mila euro è stato ammazzato con due colpi di pistola il 12 novembre 2016 il dominicano Antonio Rafael Ramirez. Accusato dell'omicidio un suo connazionale, Jeison Elias Moni Ozuna, finito in carcere. Un secondo dominicano è tuttora latitante. Siamo in piazzale Loreto, ai confini di una delle zone più commerciali della metropoli. È sabato sera e l'happy hour è affollato.
Poi ci sono i gambizzati. Nel novembre del 2017 ben due episodi in cinque giorni. La sera di sabato 25 in via Creta, nella zona periferica di Bisceglie, un uomo italiano di 41 anni con numerosi precedenti per droga, armi e reati contro il patrimonio, viene ferito con due proiettili alle gambe sotto i portici delle case popolari in cui abita. Mercoledì 29 poco distante, in via Lucca, tocca a un ragazzo italiano di 29 anni, anche lui noto alle forze dell'ordine. Sono le 3 del pomeriggio e i dintorni sono affollati per il mercato rionale. Chi vuole lanciargli un avvertimento lo colpisce due volte alla gamba destra.
Nell'ottobre del 2013 la guerra per il controllo dello spaccio a Quarto Oggiaro fa tre morti eccellenti. In tre giorni. Per gli omicidi dei fratelli Emanuele e Pasquale Tatone e del fidato autista del primo, Paolo Simone, è finito all'ergastolo Antonino Benfante, detto Nino Palermo.
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