Fino a gennaio il numero uno del ministero dell'Economia Alessandro Rivera resta in campo. I rapporti tra la premier Giorgia Meloni e i tecnocrati italiani non sono mai stati idilliaci. Ma in questi giorni si sono rincorse tante voci a confermare questa situazione. E a ricordarlo è l'agenzia di stampa Reuters, che sottolinea che tra i tecnocrati e l'Italia della Meloni c'è «un difficile equilibrio». La presidente del Consiglio ha confidato ai suoi: «Ho fatto questa finanziaria in poco tempo, utilizzando l'apparato del Mef. Di questo problema mene occuperò più avanti».
La premier vive indubbiamente uno strano contrappasso: dopo aver trascorso gran parte della sua carriera inveendo contro i burocrati e le élite finanziarie, ora è costretta a mediare con loro. Per la Meloni le cose sono iniziate male dopo la vittoria alle elezioni. Quando si è messa alla ricerca di un ministro dell'Economia che rassicurasse i mercati e i partner europei. La scelta è caduta subito su due figure di rilievo: Fabio Panetta, membro del Comitato esecutivo della Banca centrale europea (BCE) e Daniele Franco, ex ministro dell'Economia. L'aspetto singolare di questa trattativa è che nessuno ha confermato o smentito quello che stava accadendo dietro le quinte. A questo punto Giorgia Meloni ha proposto al Capo dello Stato Giancarlo Giorgetti della Lega e non un esponente del suo partito. La Dc ai suoi tempi faceva così.
A Giorgetti, un alto funzionario dell'ex Governo Draghi rimprovera di avere una limitata esperienza internazionale e di non conoscere le lingue. Un altro funzionario finito nello scontro politico sotterraneo tra il governo e i tecnocrati è il Direttore Generale del Tesoro Rivera. Figura importante sotto l'esecutivo Draghi, Rivera è finito nel mirino della cerchia ristretta di Meloni. Ma anche qui il problema è quello di trovare un nome all'altezza.
In materia di ricambio ai vertici dei Dipartimenti non c'è nulla di stabilito nelle pieghe delle norme amministrative. Nessuno pensava al ricambio di Panetta visti i sorrisi tra Mario Draghi e Giorgia Meloni al momento del passaggio dei poteri. Ma sembra che il dossier non sia chiuso perché alcuni collaboratori della Meloni non hanno gradito come sono stati gestiti da Rivera i dossier Ita e Mps. Negli ambienti del Governo si fa sapere che Rivera rimane al centro del processo decisionale: ergo sarà ancora il dominus della legge di Bilancio. Al suo posto era in predicato un alto funzionario del Mef come Antonino Turicchi, che però è stato nominato presidente di Ita da Giorgetti.
Altro fronte di scontro si è aperto sull'organizzazione del Ministero dell'Economia: il viceministro dell'Economia Maurizio Leo aveva proposto di spacchettare il suo dicastero scorporando il dipartimento delle Finanze competente per le questioni fiscali. Il progetto è stato accantonato per la resistenza dei funzionari di via XX settembre.
Il capo del dipartimento, Fabrizia Lapecorella, avrebbe chiesto il trasferimento in un altro ministero. La diretta interessata non ha confermato. Per ora tutto resta com'è. Ma fino a quando? Intanto lo scontro sotterraneo continua.
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