Quelle amicizie pericolose del gaffeur del Campidoglio

RomaTra gli esiti non detti, ma fortemente sperati, del prossimo Giubileo straordinario indetto dal Papa c'è la concessione di una speciale indulgenza. Al prezzo di una preghiera collettiva, si potrebbe chiedere e ottenere (forse) miglior sorte per il Marziano che ancora si aggira dalle parti del Campidoglio senza sapere, senza vedere, soprattutto senza capire. Incontrando frotte di persone, stringendo miriadi di mani, intavolando centinaia di colloqui con una regola ferrea: non chiedersi chi siano quegli uomini, che cosa facciano o vogliano, quanto lerce siano quelle mani e fasulli quei sorrisi.

Eccoci all'ultima fase della decadenza romana, interpretata dall'imperatore Ignazio Commodo Marino. Invenzione postuma (nel senso di lasciata ai postumi) di Goffredo Bettini, il primo cittadino di Roma sembra ancora uno di quegli Highlander sopravvissuti alla catastrofe nucleare. Se non fosse che le esplosioni (leggi: inchieste della magistratura) si susseguono senza sosta, come per il reattore di Fukushima. Dopo la serie infinita delle sue gag , dalla Panda rossa al Camper euro 1 fuorilegge, chiamate bonariamente «goffaggini» dai maitre à penser , dal coperchio del Cupolone continuano a sfuggire miasmi e veleni che Marino osserva con lo sguardo stralunato dell'extraterrestre. Lui non c'era con Mafia Capitale, lui non sapeva di Metro C, lui ignora sempre chi siano i ceffi che gli capitano a tiro. Neppure quando fonti riservate parlano di tre incontri del sindaco con il supertecnico Incalza, Marino batte ciglio: nulla di male, di sicuro avranno parlato di Samp e Lazio, le squadre del cuore.

Mentre la città subiva l'ennesima truffa e ogni km binario diventava un diamante Koh-i-noor , Marino pedalava con pedalata assistita verso l'ennesimo nastro da tagliare. Eppure la pletora dei Buzzi e Perotti, che Marino ha incontrato, è parte di quel milieu di affaristi e speculatori che continua l'opera di barbari e Barberini nel sacco della città eterna. Ma il sindaco genovese continua a vederla con gli occhi dell'eterno turista, a considerarla solo miniera per tour operator , e piuttosto si preoccupa di darle lustro con i matrimoni gay.

O di torturare i cittadini con tariffe da Portofino, o di minare le loro articolazioni con strade da Terzo mondo. L'importante è esportare nel mondo l'idea della Grande Bellezza. Peccato che l'immagine esportata da Marino sia molto diversa, che solo un'espressione napoletana sa ben cogliere: 'o gallo 'ncopp'a munnezza .

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