Sinner, normale senza essere normale

Sinner, normale senza essere normale
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L’abbraccio più famoso del mondo è qualcosa che tutti pensano sia stato straordinario, in tutti i sensi. Lo è, perché quando il vincitore consola il vinto con quella sincerità non c’è da dubitare delle sue intenzioni. Alexander Zverev ne aveva proprio bisogno, e Jannik Sinner glielo ha dato “perché in fondo sia come compagni di scuola”. Semplice.

Il tutto ricorda la quasi estate del 2026, quando Pescara e Trapani si giocano la promozione nei playoff di serie B: la squadra del giovane tecnico Oddo contro l’occasione della vita dello scafato Serse Cosmi, ne sarebbe rimasto solo uno, ma il finale è veramente a sorpresa. Il Pescara vince l’andata, il Trapani fino a un certo punto il ritorno, ma la rete di Verre spegne l’entusiasmo e fece stramazzare Cosmi in panchina tra le lacrime al fischio finale. Il Trapani ha perso l’occasione della vita, il Pescara va in serie A: ma mentre intorno a lui è delirio, invece di festeggiare Oddo raggiunge il collega gli si siede di fianco, lo abbraccia e resta lì con lui, in quel momento surreale e bellissimo.

Straordinario, si diceva.

E invece no: eppure tra l’abbraccio di Oddi e quello di Sinner, la normalità di solito è quello che c’è in mezzo, nell’imperativo per cui la vittoria – si dice – è l’unica cosa che conta. E invece si può essere normali senza essere normali: essere Sinner non è poi così faticoso. Basta un abbraccio, in fondo.

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