Quelle basi operative in Italia: ecco dove decollano i voli Ong

I due aerei da ricognizione non fanno più base a Malta. Ogni volo costa 2.800 euro: ecco chi (e come) li finanziano

Quelle basi operative in Italia: ecco dove decollano i voli Ong

Nel mar Mediterraneo non ci sono solo navi umanitarie. Le Ong, oltre ad una discreta flotta, possono vantare anche due piccoli (ma attivissimi) aerei da ricognizione. Sono loro la vedetta sul mare nostrum: decollano, avvistano il barcone e lo segnalano ai soccorritori.

Già in passato l'attenzione mediatica si era concentrata sui velivoli non governativi. Stavolta, però, la questione è un'altra: perché se in passato il Colibrì e il Moonbird decollavano da Malta, ora hanno spostato la loro base operativa altrove. Anche in Italia.

Facciamo un esempio. Lo scorso 15 maggio il gommone con 65 migranti in mare, poi recuperati dai tedeschi di Sea Watch, era stato avvistato proprio dal Colibrì, guidato dai Pilotes Volontaires francesi. Il decollo, come ha rivelato Fausto Biloslavo, era avvenuto dall'aeroporto dell'isola italiana. Come mai? Semplice: La Valletta ha negato le autorizzazioni al volo sui cieli nazionali agli aerei che individuano barconi nel Mediterraneo e così ora i due velivoli hanno diverse basi operative, tra cui almeno una nel Belpaese. "Malta non è più una base delle operazioni", spiega Ruben Neugebauer, portavoce di Sea Watch a Quarta Repubblica. Oggi quindi partono da Lampedusa e vantano "più basi" che però, "per ragioni di sicurezza", non vogliono dire quali sono e dove si trovano.

Sia chiaro: far alzare in volo degli aerei, per quanto di piccole dimensioni, costa caro. Ma questo non sembra essere mai stato un problema per le Ong. Stando al bilancio di Sea Watch, nel 2018 i fondi a disposizione del Moonbird erano di ben 262mila euro. Vi sembrano tanti? Sono necessari: si tratta infatti di un Cirrus SR22 monomotore e consuma ben 2.800 euro di risorse ogni volta che si lancia sulla pista di decollo. Non proprio spiccoli. Una volta che si trova tra le nuvole, ha il compito di "assistere le navi di soccorso nella ricerca di imbarcazioni in pericolo", di "aiutare il corrdinamento delle missioni" e di "documentare le violazioni dei diritti umani da parte di attori libici o europei". Il tutto finanziato grazie al sostegno significativo della Chiesa evangelica tedesca.

Non è un caso quindi se sia Sea Watch che Sea Eye ringraziano "le Chiese per la promozione del salvataggio in mare nel Mediterraneo" e in un sito loro dedicato rendono visibile "l'impegno della Chiesa" in favore dei migranti. Online mostrano anche i volti e le dichiarazioni dei fan della flotta buonista. Tra loro, come sottolineava Biloslavo sul Giornale, spiccano il cardinale cattolico Reinhard Marx e Heinrich Bedford-Strohm, Presidente del Consiglio della Chiesa evangelica tedesca (quella che ha danato 100mila euro per l'acquisto dell'aereo e che copre i costi del progetto per due anni).

"Non può essere che i profughi che vengono dai lager libici, quando vengono salvati poi le autorità non permettano loro di sbarcare - dice Bedford-Strohm a Quarta Repubblica - riportare queste persone in Libia è inaccetabile, è uno scandalo morale". Amen.

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