Il cardinal Camillo Ruini e il leader leghista Matteo Salvini hanno avuto modo di interloquire in maniera privata. Il summit, che è avvenuto all’inizio della passata settimana e che si è tenuto lontano dalle luci dei riflettori, era stato in qualche modo annunciato dall’ex ministro dell’Interno. Le dichiarazioni che l’ex vertice della Cei aveva rilasciato a Il Corriere della Sera qualche giorno fa, del resto, quelle sulla necessità di aprire un canale di dialogo in grado di costruire un ponte tra la Chiesa cattolica e la Lega, avevano fatto da preludio.
Non è un mistero: l’ex ministro dell’Interno può contare sul sostegno di una larga parte della base cattolica. A dirlo sono le rilevazioni statistiche e i risultati delle elezioni. Ma anche all’interno degli ambienti ecclesiastici c’è qualcuno che guarda con favore alla tanto stigmatizzata difesa della cristianità. L’utilizzo del rosario in campagna elettorale, per esempio, non è stato condannato da ogni consacrato. Così come non tutti ritengono sbagliato o inopportuno affidare i destini dell’Italia e dell’Europa al cuore immacolato di Maria. E anzi c’è chi ritiene che Matteo Salvini si stia adoperando per riempire uno spazio, quello della difesa dei valori non negoziabili, che la Chiesa cattolica avrebbe smesso di occupare.
Il cardinal Camillo Ruini rappresenta in qualche modo la precedente gestione vaticana. Durante il pontificato di Joseph Ratzinger - si pensi al caso di Eluana Englaro - i vescovi italiani avevano triangolato spesso con il centrodestra, che allora era seduto tra gli scranni governativi. Poi le vicissitudini sono cambiate. L’accoglienza dei migranti è divenuto il grande tema dei nostri tempi. La posizione della Chiesa cattolica è nota. La bioetica e le questioni affini sembrano aver perso di rilevanza politica.
Si è trattato di una sterzata programmatica, che ha alimentato qualche malessere in seno alla frangia più tradizionalista e conservatrice degli ecclesiastici e dei laici cattolici. Per questo, in fin dei conti, il meeting tra Salvini e Ruini può essere ascritto a questo contesto: quello di una Ecclesia che, come avviene da sempre, si muove attraverso canali diplomatici differenti, per tutelare istanze di altrettanto diversa tipologia.
Mentre scriviamo non sono ancora stati resi noti i contenuti dell’incontro, ma si può immaginare come Salvini e Ruini abbiano dialogato in un clima di serenità. Sempre Il Corriere della Sera, che è stato ripreso anche da Dagospia, segnala come l’ex sottosegretario Giancarlo Giorgetti possa aver svolto un ruolo affinché il summit avvenisse.
Difficile, almeno per ora, stilare un resoconto sugli equilibri: Matteo Salvini, che si è detto commosso per l’apertura di Ruini, può comunque dirsi soddisfatto dopo mesi di attacchi continuativi, che alcuni monsignori hanno scagliato nei confronti della linea scelta dall’ex vertice del Viminale per la gestione dei fenomeni migratori.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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