I l coronavirus non ci ha reso migliori. Ha esacerbato la lotta tra Guelfi e Ghibellini, trasformando gli italiani in un popolo di borderline. Nella patologia borderline il paziente non coglie le sfumature della realtà, vede tutto bianco o nero, ragiona come un computer che risponde a una logica binaria dove gli unici valori riconosciuti sono zero e uno. La realtà è più adatta alla logica fuzzy, per cui il bicchiere può essere pieno, valore 1, o vuoto, valore zero, ma sono previsti valori intermedi e si può dire che il bicchiere è pieno, o vuoto per lo 0.3, 0.5 o 0.75 per cento. Con la logica fuzzy la realtà è descritta in modo più articolato anche se ad osservarla ci sono persone con diversi punti di vista. Tra le fallacie argomentative, utilizzate usando la logica classica, le più frequenti sono quelle emotive. Per criticare i ragazzi in discoteca si rievocano i morti cui è stato negato il funerale, i bambini e i nonni segregati durante i mesi del lockdown, come se la colpa per i trascorsi infausti sia loro e in nome di questa colpa si possano etichettare come psicopatici cui la sorte dei genitori e dei nonni non stava a cuore. Sono molti che in una furia sanitaria e moralista augurano a chi non si adegua alle regole di finire in terapia intensiva o peggio di averne bisogno e di non essere curati per punizione. Per i giovani in discoteca il «coviddi» non c'è più, il bicchiere è pieno, per i drammatizzatori del virus equivale a morte sicura, il bicchiere è vuoto. Nella realtà il Covid circola ancora ma in misura minore rispetto a prima e sta mietendo rare vittime. Si potrebbe ricominciare a vivere ma rispettando alcune precauzioni.
Nella logica binaria il virus c'è o non c'è più, si è liberi di fare una movida senza limitazioni o si ha l'obbligo di stare in casa indossando la mascherina anche per un contatto tra congiunti. Entrambe le consorterie sono dominate dal pensiero di gruppo, che non è esente da errori perché comune a più persone o a un team di esperti del settore. Quando si appartiene a un gruppo si forma uno spirito di corpo, una forte coesione interna che porta gli individui ad accettare la stessa visione in nome della condivisione sociale, anche se a scapito delle convinzioni personali e dell'analisi critica della realtà.
Serve un equilibrio tra il bisogno di appartenenza e la capacità di differenziazione per non cadere in un conformismo che impedisce di discernere una realtà sfumata, fuzzy, per l'emersione di intuizioni che spesso sono alla base delle scoperte più importanti e della possibilità di un vero progresso.
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