Rabbia e paura a Kiev: "Umiliazione mai vista. Il mondo capirà chi è dalla parte giusta"

Le reazioni degli ucraini al vertice alla Casa Bianca. "Un'imboscata per piegare il nostro presidente"

Rabbia e paura a Kiev: "Umiliazione mai vista. Il mondo capirà chi è dalla parte giusta"
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«Tutti vogliamo la pace, ma non a condizioni capestro. Nel mondo e in Europa non si è mai vista un'umiliazione del genere, ma l'Ucraina ed il nostro presidente non si piegheranno» è l'opinione di Lucy che attende l'autobus sotto un nevischio gelido nella capitale ucraina. Lo scontro alla Casa Bianca fra il presidente americano Donald Trump e Volodymyr Zelensky ha scioccato la popolazione. Quasi tutti stanno dalla parte del capo di stato ucraino, anche se con qualche distinguo: «Non doveva cadere nella trappola... perché ha parlato in inglese? Era meglio non insistere per l'incontro a Washington».

Gli ucraini si sentono oltraggiati e non nascondono la rabbia, soprattutto sui social, dove si stanno moltiplicando i video generati dall'intelligenza artificiale, che ribalta l'umiliazione. Uno dei più virali riprende Zelensky, che davanti al dito indice accusatorio di Trump con il muso duro tira fuori una bandiera ucraina e ribalta a terra il presidente americano. La versione più forte mostra l'ucraino che stende The Donald con un pugno mettendolo ko. Fra i meme più significativi c'è quello di Trump e Zelensky, quando il padrone di casa rimprovera all'ospite di non essere «pronto per la pace». Subito sotto si vede l'attore insanguinato, con la corona di spine, che interpreta Gesù nel film «La passione di Cristo», al posto di Zelensky, e il regista Mel Gibson che sostituisce Trump.

Nei passaggi sotterranei verso Maidan, la piazza principale di Kiev, che servono anche come rifugi contro i droni kamikaze, Alexander Nosovskiy, un giovane di Odessa, è amareggiato. «Ridicolo, un incontro ridicolo», è il commento sulla sceneggiata in mondovisione dallo studio ovale. E aggiunge: «Penso che il mondo capirà chi sta dalla parte giusta e perchè continuiamo a combattere».

Forse si illude un po' troppo, ma anche una bella signora impellicciata, che non disdegna il rossetto, si ferma davanti alle migliaia di foto dei caduti esposte a Maidan per dire la sua. «Voglio ringraziare il nostro presidente che sostiene il morale della popolazione - sottolinea - È coraggioso e non si arrende ai bulli. Siamo con lui». Nelle ultime settimane di escalation verbale di Trump, appoggiato pure da Elon Musk, sarebbero state date alle fiamme nella capitale alcune Tesla, le macchine elettriche ultracostose del multimiliardario collaboratore della Casa Bianca.

«Avik» Zinchenko, che nel febbraio 2022 preparava le molotov e le barricate nel suo quartiere con un pugno di studenti volontari, quando i russi erano alle porte di Kiev, continua ad aiutare le truppe al fronte. Dal suo magazzino quartier generale ribadisce in italiano: «Trump ha mostrato la vera faccia dell'America. Noi non smettiamo di combattere e l'Europa deve aiutarci». Non sarà facile, soprattutto se gli Usa tagliano gli aiuti a Kiev, lasciando la Ue con il cerino acceso in mano. Sulla piazza davanti alla cattedrale di San Nicola, dove sono esposte le carcasse dei mezzi russi che facevano parte della colonna diretta a Kiev nel marzo 2022, Yuri mostra la foto listata a lutto sul telefonino di un amico caduto in battaglia. Fra poco inizia il funerale. L'imboscata a Zelensky di Trump e del vice James David Vance «è stata una provocazione ben organizzata, in maniera intenzionale, con l'obiettivo di umiliare, piegare il presidente, la nazione e fare del nostro paese quello che vogliono».

Sasha, un giovane vestito di nero, di passaggio nella piazza centrale di Kiev, la pensa molto diversamente. Prima da credito a Trump sulla cifra di 350 miliardi di dollari di aiuti Usa, quasi giustificando il comportamento tenuto alla Casa Bianca nei confronti dell'ospite ucraino. «Gli americani propongono una soluzione radicale - sostiene - non molto confortevole per l'Ucraina, ma potrebbe essere l'unica per fermare la guerra». Una voce stonata anche se tutti sono stanchi di tre anni di conflitto e vorrebbero una tregua, ma con garanzie di sicurezza che Putin non rimetta in moto l'armata russa.

Al memoriale di Bucha, dedicato alla vittime ucraine trucidate dai russi, il custode è padre Andrea Galavin.

«Se vuole realizzare una pace giusta, gli saremo solo grati, ma, sfortunatamente, vediamo che Trump sta esercitando molta pressione non sull'occupante, non sul criminale, ma sulle vittime». E ci fa vedere sul cellulare una vignetta con The Donald sotto Gesù in croce che dice: «Se fossi stato presidente non sarebbe mai accaduto».

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