Razzi contro i civili. “Sbaglia chi pensa di intimorirci così”

In una fattoria a 5 km dal Libano. "Restiamo qui, è casa nostra"

Nadav Klein della fattoria di Beit Hillel con le schegge del razzo di Hezbollah che ha colpito le stalle
Nadav Klein della fattoria di Beit Hillel con le schegge del razzo di Hezbollah che ha colpito le stalle
00:00 00:00

«I razzi di Hezbollah ci sono piombati addosso con il buio. Ne hanno tirati 7 in questa zona cambiando tattica. Prima puntavano soprattutto su obiettivi militari, ma da sabato hanno cominciato a colpire noi civili», spiega Nadav Klein, 34 anni, che porta avanti con il padre una fattoria con 150 mucche a cinque km dal Libano. Il probabile Katyusha ha ammazzato cinque mucche pezzate. E altre hanno ancora le schegge conficcate nella carne. Il vero miracolato è un aiutante thailandese della fattoria. «Stava preparandosi la cena all'aperto a 50 metri dalle stalle - racconta Klein - quando una scheggia si è conficcata nella pentola».

Nadav Klein
Nadav Klein ha lavorato per otto anni nella sicurezza delle navi passeggere italiane

Pistola sempre alla cintola, Nadav ha lavorato per otto anni come responsabile della squadra di sicurezza a bordo delle navi passeggeri italiane. «Siamo nel nord di Israele, a un passo da Hezbollah, che sa tutto di noi. Per questo giro sempre armato», spiega controllando le amate mucche. I giannizzeri filo iraniani hanno la mappa precisa di Beit Hillel, una comunità agricola di un migliaio di anime. E anche il numero cellulare del responsabile della sicurezza del piccolo centro, che riceve messaggi minacciosi sul telefonino. «Se pensano di intimorirci con i razzi si sbagliano di grosso - sottolinea Klein - Non abbiamo paura e restiamo a casa nostra». In vista dell'attacco dall'Iran e da Hezbollah, la tattica di colpire infrastrutture non militari punta a far evacuare più civili possibili, oltre ai 60mila che hanno già dovuto abbandonare le loro case nel Nord del Libano.

Sarit Zehavi
Sarit Zehavi, Alma center, centro studi che monitorizza la minaccia di Hezbollah nel nord di Israele

Le strade attorno alla comunità agricola sono deserte e ancora più desolate avvicinandosi al Libano. «Con la macchina correte veloce perché da oltre confine possono sparare un missile anti carro», consiglia un tenente colonnello della riserva. Divisa verde oliva e fucile mitragliatore a tracolla ci attende alla cancellata d'ingresso del kibbutz Agoshrim. «La scorsa settimana un ragazzo di 28 anni è uscito con il cane per buttare la spazzatura - racconta l'ex ufficiale -. È arrivato un razzo fornito dall'Iran, a 30 metri, e una scheggia lo ha preso in testa. Non ha avuto neanche il tempo di correre verso il rifugio».

Sarit Zehavi
Sarit Zehavi, Alma center, centro studi che monitorizza la minaccia di Hezbollah nel nord di Israele

Alma center è un centro studi nel nord di Israele fondato da Sarit Zehavi, che porta sempre al collo la piastrina dell'esercito israeliano. «Dal 7 ottobre gli attacchi di Hezbollah sono stati oltre 2.500. È una guerra di attrito con razzi, missili anti-carro, che non possono venire intercettati e droni oramai lanciati ogni giorno», spiega davanti a schermi e mappe. Un video di Hezbollah mostra un velivolo senza pilota che sorvola Haifa «per raccogliere informazioni di intelligence e fare guerra psicologica». I droni kamikaze, intensificati negli ultimi giorni, hanno 40 chili di esplosivo e possono colpire in un raggio di 120 km.

L'ultimo video uscito mercoledì sembra l'annuncio dell'offensiva. È propaganda, ma il messaggio risulta chiaro - spiega Zehavi -. Guardate le immagini ripetute della brigata Radwan, il corpo di elite di Hezbollah. Un attacco anche via terra è possibile».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica