Qualsiasi tregua che venga raggiunta con Hezbollah sul Libano «deve garantire la sicurezza di Israele». Sono parole nette quelle di Benjamin Netanyahu ai due inviati americani di Joe Biden, Brett McGurk e Amos Hochstein. Anche sull'altro fronte aperto, a Gaza, le trattative vanno avanti, ma con grande difficoltà. Una fonte di Hamas ha fatto sapere che il gruppo respinge la proposta di cessate il fuoco a breve termine. «L'idea di una pausa temporanea nella guerra, solo per riprendere l'aggressione in seguito, è qualcosa su cui abbiamo già espresso la nostra posizione. Hamas sostiene una fine permanente della guerra, non una temporanea», ha precisato Taher al-Nunu un leader senior del movimento. Ma qualcosa sembra muoversi. Una fonte in Libano ha dichiarato al quotidiano Ad-Diyar che il nuovo leader di Hezbollah, Naim Qassem, ha aperto le porte alla diplomazia con Israele. Secondo la fonte, nel suo discorso di mercoledì, Qassem sembrava aver dato il via libera ai negoziati per il cessate il fuoco. Tuttavia, raggiungere un accordo potrebbe richiedere settimane o mesi, ha detto la fonte, chiarendo che «tutta l'attività diplomatica, anche se si intensificherà nei prossimi giorni, non porterà a un rapido cambiamento sul campo». La bozza di intesa per la tregua tra Israele e Libano, elaborata dagli Stati Uniti e mostrata allo Stato ebraico, includerebbe, però, una postilla che consentirebbe a Tel Aviv di effettuare attacchi aerei lungo il confine tra i due Paesi, in territorio libanese, per contrastare eventuali minacce poste da Hezbollah o da altri gruppi. Minacce al momento concrete, visto che ieri ci sono stati sette morti a causa del lancio di razzi e colpi di mortaio dal Libano nei campi agricoli vicino a Metula e Haifa, è il giorno più mortale degli ultimi mesi per i civili all'interno dello Stato ebraico.
In questo contesto, in continuo mutamento, però anche il premier ad interim libanese Najib Mikati si è detto moderatamente ottimista sulla possibilità che venga decretata una fine delle ostilità nel Paese dei Cedri. Mikati ha detto di sperare in un cessate il fuoco tra Hezbollah e Israele «nelle prossime ore o giorni». Mentre l'inviato americano per il Libano Hochstein gli avrebbe lasciato intendere, in un colloquio telefonico, che una tregua tra lo Stato ebraico e il Partito di Dio sarebbe possibile prima delle elezioni presidenziali americane del 5 novembre. La comunità internazionale intanto è al lavoro anche su altri fronti, sebbene Netanyahu non abbia parole rassicuranti sulla partita aperta con Teheran. «Israele oggi può raggiungere qualsiasi posto in Iran se necessario», ha tuonato il premier che ha poi sottolineato: «L'obiettivo supremo è impedire a Teheran di ottenere un'arma nucleare». Il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi invece dal suo canto continua ancora l'operazione negoziale. Ha ricevuto William Burns, direttore della Cia, alla presenza del nuovo capo dell'intelligence egiziana, Hassan Rashad. Al centro dell'incontro gli sforzi per la pace a Gaza.
Ma Sisi ha pure «sottolineato l'importanza del ruolo svolto dall'Unrwa», scrive la nota del portavoce presidenziale. Intanto il comandante del Centcom, Erik Kurilla, si recherà nella regione «per discutere di difesa regionale».
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