Che la guerra per definizione porti con sé morte, distruzione e atrocità è un dato di fatto tanto drammatico quanto scontato. Ma ci sono atti che trascendono, e sono ignobili anche all'interno di un conflitto. E raggiungono l'apice quando a essere colpiti sono i più inermi e indifesi tra i civili che nulla c'entrano: i bambini. Dei 70 missili da crociera lanciati ieri dalla Russia in Ucraina, molti hanno colpito quel che mai andrebbe toccato. Il reparto maternità di un ospedale. È successo a Vilniansk, vicino a Zaporizhzhia, nel sud-est dell'Ucraina. Per il piccolo non c'è stato scampo, la madre e un medico sono stati invece miracolosamente salvati.
Lo sdegno del mondo civile non cancella l'atrocità del gesto. Anche perché non su tratta di un caso isolato. L'ultimo report dell'intelligence britannica conferma che nel mirino dei comandanti russi ora ci sono anche strutture sanitarie e obiettivi civili. Dopo aver lasciato al freddo e al buio buona parte della popolazione, ora la si colpisce direttamente. A conferma delle informazioni divulgate da Londra, sempre ieri due civili sono rimasti uccisi dopo un attacco a Kupyansk, nella regione orientale di Kharkiv: «Sono stati colpiti un ospedale e un condominio di nove piani, due passanti sono morti», ha detto il vice capo dell'Ufficio presidenziale Kyrylo Tymoshenko. Per non farsi mancare nulla e innalzare ancora il livello dell'abominio, le truppe russe hanno sparato anche contro un convoglio umanitario di auto che si muoveva lungo una strada resa impraticabile dal fango in direzione di Zaporizhzhia. I soccorritori sono riusciti a evacuare e salvare 49 persone, tra cui 11 bambini, il più piccolo di soli due mesi. Anche a Kiev tre civili uccisi, tra cui una diciassettenne, e 11 feriti. A fronte di questi fatti, difficile contestare la risoluzione del Parlamento europeo. Tra guerra, pur con i suoi orrori, e atti di questo tipo, la differenza è enorme. Azioni rivendicate con compiacimento dall'ex presidente russo Dmitry Medvedev. Mentre dagli Stati Uniti arrivano notizie che l'esercito russo sarebbe a corto di armi, Medvdev rilancia e minaccia: «Dovrebbero fare di meglio che sperare nell'esaurimento delle nostre risorse. Continueremo, ce n'è per tutti».
Resta altissimo anche l'allarme nucleare. Ieri sono state scollegate dalla rete elettrica tre centrali ucraine per preservarle dagli attacchi russi. Lo ha reso noto l'ente nazionale per l'energia. «Attivato il sistema di protezione di emergenza nelle centrali nucleari di Rivne, Pivdennooukrainsk e Khmelnitski, che ha portato alla disconnessione automatica di tutte le unità di produzione». Drammatica la situazione energetica in tutto il Paese. «Con le temperature sotto zero, milioni di persone sono senza riscaldamento, luce, acqua. Questo è un chiaro crimine contro l'umanità» ha attaccato in serata il presidente ucraino Volodymyr Zelensky parlando in video alla riunione del Consiglio di Sicurezza Onu. La città di Leopoli, nell'ovest dell'Ucraina, è rimasta senza corrente elettrica dopo un attacco missilistico. Buio totale anche a Kharkiv. L'intera regione di Kiev è senza luce e la città senz'acqua. «A causa dei bombardamenti, l'erogazione dell'acqua è sospesa in tutta Kiev», ha comunicato il sindaco Vitaly Klitschko che ha chiesto ai cittadini di provvedere alla scorta d'acqua. Blackout diffusi anche nella vicina Moldavia. Con queste premesse l'inverno si prospetta insostenibile. Al punto che l'Europa lancia un nuovo allarme per un possibile esodo di profughi allo stremo.
Mentre si apprende il 12 settembre ha perso la vita Oleksandr Shapoval, il ballerino solista dell'opera di Kiev che aveva deciso di arruolarsi
per difendere il suo Paese, a causa dei continui raid russi il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba lancia un altro appello all'Occidente: «L'Ucraina abbia al più presto tutti i sistemi di difesa aerea necessari».
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