La vittoria del Sì al referendum sul taglio del numero dei parlamentari è un risultato scontato. O meglio, lo era fino a poche settimane fa. Perché giorno dopo giorno il fronte contrario si sta ingrossando sempre più. Prima i costituzionalisti, ben 183, decisamente contrari alla sforbiciata, poi i parlamentari dei diversi schieramenti che hanno preso posizione rendendo pubblico il proprio pensiero incuranti del forte sentimento dell’antipolitica di cui si nutrono i 5s. Non meno importante è stato l’incontro svoltosi alla Camera a cui hanno partecipato un fronte trasversale di esponenti politici e associazioni per il No. Senza dimenticare che è stata programmata una manifestazione a Roma per il 12 settembre, alle 17, in piazza Santi Apostoli per invitare i cittadini ad opporsi al taglio.
Ma non è tutto, Perché a rendere incerto l’esito del voto vi è anche un altro fattore importante. Molti italiani, almeno due su tre, non sanno per cosa si vota, oltre alle Regionali, il 20 e 21 settembre. Per non parlare dell’ampia fetta, almeno il 40% di chi ha assicurato che si recherà alle urne, che secondo un sondaggio di Euromedia Research pubblicato su La Stampa non sa dove metterà la croce. Tra i cittadini vi è molta disinformazione, e forse disinteresse, per il referendum.
In queste ore ampi settori del mondo della politica si stanno posizionando. Ufficialmente a sostenere il Sì sono M5s, Fdi e Lega. Ma nel partito guidato da Matteo Salvini si sono già levate voci di dissenso. Silvio Berlusconi nei giorni scorsi aveva ammesso che stava riflettendo sul da farsi ma aveva anche spiegato che il referendum "fatto così, come lo vogliono i grillini, il taglio dei parlamentari rischia di essere solo un atto di demagogico che limita la rappresentanza, riduce la libertà e la nostra democrazia".
I dubbi del leader di Fi restano."Sono personalmente molto perplesso. Io sto ancora riflettendo sul mio voto, fermo restando l'assoluta libertà per i nostri militanti e per i nostri eletti - ha detto il Cavaliere intervenendo ad 'Agorà Estate' su Raitre -. Il taglio dei parlamentari è una scelta che noi avevamo già adottato fin dal 2005 con la nostra riforma costituzionale, che poi però è stata cancellata dalla sinistra. In questo caso però è un taglio, come dire, russo. Che non si inquadra in una riforma complessiva del funzionamento delle istituzioni e che avrà come probabile effetto una riduzione degli spazi di democrazia con delle Regioni che non potranno essere rappresentate in Parlamento da parlamentari dei partiti della minoranza. Ed anche per questo io sto ancora riflettendo".
Poi c’è il Pd. Zingaretti, in una lettera invita a Repubblica, impegna il partito sul fronte del Sì in vista della direzione del 7. Il motivo è quello di rilanciare un processo di riforme. Ma anche tra i dem ci sono molte voci per il No. La posizione dl segretario del Pd potrebbe essere una mossa per arginare gli alleati pentastellati. In caso di affermazione del Sì, i dem potrebbero porsi come i vincitori cercando, così, di oscurare i grillini. Allo stesso tempo, magari, gli uomini di Zingaretti potrebbero usare la vittoria per deviare il discorso dalla possibile batosta alle Regionali. Se poi dovesse trionfare il No, allora i piddini potrebbero tentare di scaricare il fallimento tutto sulle spalle dei pentastellati. Per questo non si può escludere che alla fine i dem ufficializzino il sostegno per il Sì ma in modo molto tiepido.
Nelle ultime ore, anche Pier Ferdinando Casini è uscito allo scoperto. In un'intervista a Repubblica, il centrista ha annunciato che voterà No. "Questo referendum serve solo a tagliare delle teste, alla Robespierre: io non ci sto", ha spiegato Casini. “Vedo molti convertiti dell'ultima ora- ha aggiunto- ma io ho votato sempre No in parlamento e non cambio idea". A chi gli ricorda che il taglio dei parlamentari era nel patto di governo, Casini risponde: "È il pegno che chiedono i 5 Stelle per andare avanti. Ma è un taglio lineare. Non è nemmeno una riforma. Ripeto: è una presa in giro per dare ai più ingenui 'l'idea' di una riforma. Il Pd e Zingaretti stanno generosamente pagando un prezzo alla stabilità di governo. È un gesto 'generoso', ma speriamo non venga preso per un cedimento al Movimento 5 Stelle. Anche perché il M5S non ha fatto il governo col Pd per bontà d'animo. L'ha fatto perché conveniva loro farlo. Al Pd chiedo più rigore. Non possiamo assecondare l'antipolitica".
Chi più ha da perdere dal voto è il M5s che sul referendum si gioca tutto. La vittoria del Sì potrebbe essere oscurata dal tonfo alle Regionali. Con il trionfo del No il futuro per i grillini potrebbe essere segnato.
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